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RKOMI presenta il nuovo libro ed EP Ossigeno | Intervista

scritto da Alberto Muraro
rkomi

Non è un libro, è semplicemente musica! Così si apre la conferenza stampa di presentazione di Ossigeno, il nuovo progetto del rapper RKOMI, in uscita il 13 luglio. L’artista, che attualmente si sente più “Mirko che RKOMI”, ha percepito il bisogno di una svolta, di prendere il tempo per capire se stesso e offrire al suo pubblico un disco ancora migliore rispetto al debutto di Io in Terra.

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Ossigeno, titolo dell’ intero progetto editoriale racconta la sua vera essenza e il suo “misterioso” mondo. Il progetto è accompagnato da un ep di 6 nuovi inediti che vede anche la collaborazione di Tedua e di Ernia.

GingerGeneration.it ha avuto l’occasione di incontrare RKOMI proprio in occasione dell’uscita del progetto. Ecco cosa ci ha

All’inizio del libro lasci trasparire che non ti fa impazzire fare concerti, è vero?

Sono una persona molto sensibile, penso si noti si veda e si senta. Mi apro molto con i miei brani, far si che poi venga fuori durante la performance quell’emozione a volte riesce, a volte non riesce. A volte riesco a dissotterrare delle cose tramite la canzone. ci sono delle cose che mi pesano tanto, non voglio sentirmi in colpa per non avere detto determinate cose. Mi pesa molto, sto cercando di estraniarmi dall’emozione.

Ma è vero che per superare le tue paure sul palco ti aiuti con l’alcol?

Io quando sono sul palco o ora mi sento sempre un po’ ubriaco. Dopo 3/4 live ho provato a bere qualcosina in più, ho notato che di certo mi poteva aiutare a sciogliermi. Immagina avere tutti quegli occhi addosso. Adesso pottei bere di più , lo reggerei pure, ma non sarei professionale.

Ma è vero che i tuoi fan ormai ti scambiano per “psicologo”?

Io che ne ho passate di esperienze, dirette, sono uno che si analizza e si mette in discussione, ma mi autocritico e autoelogio allo stesso tempo. Questa cosa si vede nella mia musica e fa si che anche un ragazzino che ha meno voglia di appesantirsi si riveda in me, trovo sia bello che mi prendano non come un esempio, ma piuttosto come un appoggio.

Nella copertina di Ossigeno sei vesitto come un astronauta che indossa un rolex? C’è una concettualità?

Non saprei, non credo. Oddio, forse il rolex rappresenta il tempo che mi sono concesso per prendere un po’ d’aria per me stesso. Si tratta di un’associazione che ho fatto ora, sul momento.

 

Ti sei preso il privilegio di rallentare. Tu credi che gli altri abbiano capito più cose su di te ora?

Io credo che nessuno riesca ad essere capito dagli altri. Io ho potuto dare modo agli altri di conoscermi di più. Ho rallentato per capire certe cose per far si che il prossimo album possa essere ancora migliore. Ho avuto modo modo di respirare, di staccare. Mi considero un artista vero, penso di essere sulla buoan strada. Per onestà intellettuale volevo conoscermi e rendere il mio nuovo album ancora più artistico. Sempre più Mirko, sempre meno RKOMI.

In una ricerca di sé stessi, che ruolo giocano i feat?

Li scelgo in base alla parte umana che ci può essere nella collaborazione. A me per esempio piacerebbe lavorare con Cesare Cremonini, ma prima dovremmo capirci, conoscerci, trovare la sintonia. Con Bin Laden (non il terrorista eh!) c’è stata una sintonia immediata, fatta di soli sguardi, anche perché lui parla inglese e io no. Ci siamo trovati in studio per caso ed è subito scattata la scintilla

Nel secondo capitolo parli come costruisci una canzone. Visto che il tuo stile si discosta da molti altri della tua generazione, come nasce un tuo pezzo?

Nasce tutto a flussi di coscienza, c’è una pesantezza e uno spessore nei miei testi, anche in quello più apparentemente ignorante. Io credo di poter far musica “piena” nonostante il metodo sia apparentemente leggero. Pensiamo ad artisti come Jay-Z e Lil Wayne. Io la sento la distanza rispetto alla scena attuale italiana, la trap per esempio mi piace ma la trovo troppo ripetitiva!

 

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