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Il colore della libertà

scritto da admin

 

“Nessuno nasce con l’odio innato nei confronti di una razza, di una religione o di un ambiente diverso. La gente impara a odiare, ma se può imparare l’odio, può apprendere anche l’amore, poiché questo è un sentimento assai più naturale del suo opposto”- Nelson Mandela.

“Apartheid”, una parola che risuona nella nostra memoria, eco di qualcosa che non c’è più. Sud Africa, fine anni ’40, 25 milioni di neri sono comandati da una minoranza bianca. Non possono votare, andare a scuola, viaggiare, non possono neanche comprarsi una casa. Questo è stato l’apartheid. Almeno fin quando un uomo ha deciso di dedicare la sua vita a lottare perché i diritti del suo popolo venissero finalmente riconosciuti. Quell’uomo si chiama Nelson Mandela. E la storia che il regista danese Billie August ci racconta in “Il colore della libertà” è la sua storia. La storia di un giovane di colore che condannato all’ergastolo per aver fondato un partito che desse voce anche a chi in Sud Africa non aveva la pelle bianca. Ma “Il colore della libertà” è anche la storia di un’amicizia.

L’amicizia fra questo uomo straordinario, che sarà premio nobel per la pace nel 1993, e il suo carceriere. Ovviamente bianco, intepretato da Joseph Fiennes ( ve lo ricordate, è quello di Shakespeare in love”). Un film che racconta come I sentimenti possano oltrepassare le sbarre di una prigione, possano unire ciò che il colore della pelle ha diviso. Un film da vedere per chi come voi di quella storia ne ha letto solo nei libri. Perchè Nelson Mandela non sia solo un nome, ma anche e soprattutto un esempio.

 

 

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