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Green Day – Revolution Radio: la recensione di GingerGeneration.itR

scritto da Alberto Muraro

Non chiamateli punk-rock, altrimenti ai fan di Syd Barrett potrebbe venire un mancamento: i Green Day, nonostante le chiare influenze di questo genere, sono quasi sempre stati rock, con grosse influenze pop, ma non certo punk. La dimostrazione di ciò, l’ennesima, è arrivata lo scorso 7 ottobre con la pubblicazione del loro dodicesimo disco, intitolato Revolution Radio, un album che prosegue un percorso già battuto dalla band di Billie Joe senza stravolgerlo troppo.

Le 12 canzoni che compongono il progetto sono legate, come la band aveva annunciato, da un filo conduttore piuttosto chiaro, che rende il disco molto coeso e compatto, sia da un punto di vista di testi sia da un punto di vista sonoro: il tema di cui si discute è il mondo attuale, con un occhio di riguardo agli USA, e alle contraddizioni che ogni giorno politica e società ci costringono a vivere. Il tutto però non è sviluppato con la pesantezza di chitarre graffianti (almeno, non solo) ma anche e soprattutto tramit melodie accattivanti, pezzi da strimpellare in spiaggia e persino ballad dal sound quasi country.

Revolution Radio dei Green Day è stato introdotto magistralmente da un singolo bomba come Bang Bang, una sorta di sottile invettiva contro l’uso e l’abuso di armi da fuoco negli USA ma anche riguardo ai lati oscuri dei social network; tematiche e immaginari simili (e piuttosto cupi) sono sviluppate, con minor incisività, in pezzi come Youngblood (“ti voglio possedere come una pistola”) o Too Dumb to die, dove la band racconta che impiccarsi ad un sogno è un modo troppo stupido per morire.

In effetti è vero, viviamo in tempi oscuri e problematici (Troubled Times) e sentiamo il bisogno disperato di aggrapparci alla musica per liberarci da sofferenze, stereotipi e ingiustizie quotidiane: in essa troviamo conforto, poiché siamo rappresentanti di una nuova generazione rivoluzionaria (se ne parla nel secondo singolo Revolution Radio) che grida la sua insofferenza (e ci “pota” sopra) nei confronti di un establishment che non la rappresenta.

Il disco si conclude però con una nota positiva, molto più tranquilla rispetto al rock graffiato del resto dell’album: ciò che abbiamo a nostra disposizione, soprattutto se siamo innamorati, ci basta per sopravvivere, e propio in funzione di questa prospettiva possiamo dire di vivere in un mondo ordinario. Il disco dei Green Day rappresenta dunque in questo senso un vero e proprio concept album: i tempi in cui ci troviamo sono bui, è vero, ma c’è comunque sempre un barlume di speranza, da qualche parte.

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Tracklist

  1. Somewhere Now
  2. Bang Bang
  3. Revolution Radio
  4. Say Goodbye
  5. Outlaws
  6. Bouncing Off The Wall
  7. Still Breathing
  8. Youngblood
  9. Too Dumb To Die
  10. Troubled Times
  11. Forever Now
  12. Ordinary World