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Aladdin: la recensione del live action di Guy Ritchie su Ginger Generation

scritto da Alberto Muraro
Aladdin

Tre desideri, non uno di più. Quali scegliereste? Vi ricordiamo che non potete far resuscitare nessuno, né fare innamorare di voi la vostra crush, né tantomeno vi è permesso uccidere il vostro acerrimo nemico. Una scelta difficile, quasi impossibile, che il buon Aladdin è tornato ad affrontare a ben 27 anni di distanza dal film Disney originale.

 

Esce infatti quest’oggi in tutte le sale italiane il tanto atteso live action di Aladdin, diretto da Guy Ritchie. Disney punta dunque ancora una volta su una rivisitazione (sempre rischiosa) di un classico intramontabile, che ha incantato milioni di spettatori in tutto il mondo.

L’universo di Aladdin è unico nel suo genere, ricco di sapori mediorientali, speziato come Le Mille e una Notte, e per molti versi quasi intoccabile. Sarà riuscito il regista inglese nel suo intento, senza deludere nessuno?

La recensione del live action di Aladdin

Inutile negare che i teaser trailer di questo nuovo live action Disney ci avevano lasciato emozioni contrastanti. Da un lato eravamo rimasti incantati dai piani sequenza sul deserto e sulla splendida città di Agrabah. Dall’altro, le scenografie, il cast e i costumi non ci avevamo convinto al 100%.

Di positivo, va detto, c’è stata la scelta di rimettere in discussione il cartone animato originale con nuove idee e spunti narativi. Nel film troviamo personaggi inediti come Dalia (Nasim Pedrad) ancella e migliore amica di Jasmine, nonché sua principale spalla comica. Ma non solo. Il live action di Aladdin, oltre a diverse scene inedite, ci regala ulteriori approfondimenti sulla storia dei personaggi, come quella (seppur solo accennata) del cattivo Jafar (Marwan Kenzari).

D’altro canto, ci sono almeno un paio di scene dell’Aladdin del 1992 completamente modificate e anzi eliminate. Non che esse fossero fondamentali, sia ben chiaro, ma la loro assenza si fa notare, eccome. In ogni caso, allo stesso tempo, questo dovrebbe essere l’obiettivo di un remake in live action, ovvero proporre una prospettiva nuova su un film mantenendone i capisaldi e fornendone nuove chiavi di lettura.

Una nuova (moderna) Jasmine

aladdin 2

Sappiamo tutti molto bene in quale periodo storico stiamo vivendo. Il movimento #MeToo, in particolare, ha aumentato la sensibilità del cinema (soprattutto statunitense) riguardo a certe tematiche e i registi, considerato il suo peso, vi si sono dovuti adeguare.

Ecco il motivo dietro alle sfumature femministe del personaggio di Jasmine (una Naomi Scott bella da levare il fiato) che seppur ha mantenuto il suo spirito ribelle è in questo film ancor più consapevole di quanto essere rispettata come donna sia imprescindibile. Ecco perché, in parallelo, alla perfdidia del gran visir Jafar si aggiunge un lato sessista piuttosto inedito. Jasmine si fa così portatrice di un messaggio positivo e soprattutto molto (forse persino troppo?) al passo con i tempi.

La colonna sonora del live action di Aladdin

Il live action vanta una colonna sonora composta dall’otto volte Premio Oscar® Alan Menken (La Bella e la Bestia, La Sirenetta), che comprende nuove versioni dei brani originali scritti da Menken e dai parolieri, vincitori dell’Oscar®, Howard Ashman (La Piccola Bottega degli Orrori) e Tim Rice (Il Re Leone), oltre a due brani inediti (fra cui Speechless) realizzati dallo stesso Menken e dai compositori vincitori dell’Oscar® e del Tony® Benj Pasek e Justin Paul (La La Land, Dear Evan Hansen).

Tutto molto bello, d’altra parte pur sempre di classici stiamo parlando. Resta soltanto qualche perplessità sulle leggere modifiche ai testi delle canzoni (almeno nella versione in italiano). Certi capolavori di Aladdin, e su questo non c’è dubbio, non andrebbero toccati per nessuna ragione al mondo! Modifiche o meno, all’anteprima sono comunque partiti applausi a scena aperta (e lacrimucce sulle note di Il mondo è mio) segno inequivocabile della fedeltà del live action all’amatissimo cartone originale.

 

Le differenze con il film originale: un esperimento riuscito?

Passando dall’animazione alla figura “in carne ed ossa” era scontato che parte della magia iniziale sarebbe andata perduta. Eppure, in linea generale, le emozioni della pellicola Disney originale sono rimaste pressoché invariate.

Ciò che più salta all’occhio, in generale, è la nuova iconografia dei personaggi, che nel cartone di Aladdin indossavano sempre gli stessi abiti, diventati poi un vero e proprio marchio di fabbrica (pensiamo al vestito verde di Jasmine). Per il resto, gran parte della messa in scena funziona, eccome, e questo vale soprattutto per le scene delle canzoni, da applausi, del genio della lampada Will Smith (Un Amico come me) e dell’entrata di Ali Ababua ad Agrabah (Principe Alì).

 

In conclusione, sta a voi capire in che misura siete dei puristi del genere. Se apprezzate il vento del cambiamento in casa Disney e i recenti esperimenti in live action, Aladdin è un film che senza ombra di dubbio vi farà emozionare.

Il live Aladdin, da molti di punti di vista, è insomma proprio come il suo protagonista. Un diamante, allo stato grezzo.

 

Che cosa ne pensate del live action di Aladdin? Avete già visto questo film?