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17 marzo: è festa per i 150 anni Unità di Italia

scritto da admin

repubblica_italiana_emblema_logoA Roma il Consiglio dei Ministri ha stabilito che il 17 marzo si celebrerà la festa nazionale per i 150 anni dell’Unità di d’italia. Chiusi scuole e uffici, la giornata sarà dedicata a restituire identità nazionale ad un Paese spaccato dall’interno e martoriato dalla crisi economico-istituzionale. Eppure non tutti si dicono soddisfatti di questa giornata di festa.

17 marzo 1861

Nel 1861 allo Stato Sardo furono annessi la maggior parte dei territori pre-unitari. Venne così formata la penisola italiana che il 17 marzo fu denominata Regno d’Italia e tale rimase fino al 1946 quando, in seguito ad un referendum istituzionale, la forma di stato cambiò e divenne un Repubblica. Fu un percorso lungo e non privo di scontri e conquiste ma in seguito a questi eventi il nostro Paese divenne uno Stato indipendente che negli anni, tra difficoltà e contraddizioni, “è riuscito ad assumere un buon ruolo nel concerto delle nazioni” come ha sottolineato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

L’Unità divide

L’orgoglio nazionale, però, non contagia tutti. Incredibilmente anche l’Unità divide e il patriottismo viene subordinato all’economia. Tre ministri leghisti si dissociano, ufficialmente lamentano che in un momento di crisi come questo un giorno di chiusura retribuito delle attività pubbliche e private è una pazzia. Poco importa se per bilanciare i conti il Governo ha deciso che per quest’anno il 4 novembre non verrà rimunerato come festività soppressa. Il timore è che i lavoratori possano decidere di prolungare le ferie sfruttando il fatto che il 17 marzo cadrà di giovedì e potrebbe diventare un ponte per tutti quelli che desiderano allungare il week end.

Bisogna anche dire che quest’anno il calendario non ha offerto molti giorni di svago e che le imprese pubbliche e private osservano giorni di chiusura per Capodanno, la Befana, Ferragosto, Carnevale e nessuno ha mai sollevato obiezioni. Eppure si teme che l’evento che ci ha portati ad essere oggi tutti uniti sotto la stessa bandiera tricolore possa trasformarsi in una giornata di mancato profitto.

Sì a denti stretti

Anche tra i ministri che hanno votato a favore c’è stato un po’ di fermento. Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi ha espresso riserve chiedendo una soluzione di compromesso che evitasse lo stop produttivo ma alla fine si è arreso alla maggioranza. Un sì a denti stretti anche quello del Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini che si era inizialmente detta contraria alla chiusura delle scuole per celebrare i 150 anni dell’Unità di Italia ma che ha comunque espresso un voto positivo.

Certamente questo non è un periodo favorevole per l’economia, ma non lo è nemmeno per le coscienze. Le manifestazione studentesche, l’ “autunno caldo” delle università, i lavoratori in piazza o barricati sulle gru, la giornata delle donne contro una classe dirigente che non riconosce loro il giusto valore, sono tutti segnali di un malcontento che attraversa il Paese in tutti gli aspetti più importanti del sociale. Non rimane molto a noi cittadini d’ Italia in cui credere, non abbiamo quasi più tradizioni ne valori, siamo disoccupati, precari, laureati senza futuro, donne senza parità di diritti, non avremo la pensione, compriamo a credito, se accendiamo la tv ci troviamo solo i reality. Forse darci qualcosa in cui credere, restituirci l’orgoglio nazionale, farci sentire parte di qualcosa che ci possa rendere fieri non sarebbe sbagliato. Il Pil non crollerà se per un giorno non si lavora, la fiducia nelle istituzioni invece è già quasi esaurita. Speriamo che anche i Ministri tentennati capiscano che non vogliamo essere patriottici solo durante i mondiali di calcio. Waka Waka