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Sonohra: Intervista esclusiva a Diego!

scritto da Laura Boni

Dopo un anno di lavoro, che li ha portati fino a New York, i Sonohra tornano con un nuovo album, La storia parte da qui. Il risultato è una vera e propria rivoluzione rispetto a come li avevamo lasciati: sonorità più mature, collaborazioni importanti e anche qualche canzone in inglese. Ieri abbiamo avuto l’occasione di parlare con Diego che ci ha raccontato qualcosa in più del viaggio creativo che li ha portati fino a questa nuova avventura e gli abbiamo anche posto qualche vostra domanda arrivate da Facebook! Il nuovo disco del duo veronese sarà nei negozi dal 15 Maggio. Ecco cosa ci ha raccontato:

Ho appena finito di ascoltare il vostro nuovo disco, è un album sicuramente più maturo. Raccontaci di più di La storia parte da qui:

E’ importante per noi dire che questo è il nostro primo lavoro autoprodotto. Abbiamo prodotto tutto noi, dalla prima all’ultima nota, senza che nessuno ci chiedesse niente. Per la prima volta siamo noi stessi.

Avete lavorato a New York con il produttore Ted Jensen, come è andata?

E’ stata un’esperienza fantastica, soprattutto dal punto di vista della ricerca del nostro sound. Ci ha fatto piacere andare li anche perché lui ha masterizzato tra i più grandi dischi al mondo. E un’esperienza che ci porteremo dietro per sempre.

Come siete arrivati a questo nuovo sound? Avete avuto delle influenze musicali specifiche, che vi hanno accompagnato in questo viaggio per la creazione del disco?

Negli ultimi due anni abbiamo ascoltato tanto gruppi come i Muse, i Nickelback, 30 Second to Mars; loro hanno influito molto sulla nostra musica. Poi anche questa libertà che avevamo dal punto di vista artistico ci ha aiutato ad esprimerci al 100%.

In questo disco avete collaborato con tanti artisti, italiani ed internazionali, come sono nate queste collaborazioni?

Quella con Hevia è nato perché scrivendo e arrangiando il pezzo ci è venuta l’idea di aggiungere la cornamusa, uno strumento molto particolare, ma fantastico. Così abbiamo pensato a Hevia e abbiamo avuto la fortuna che, non appena gli abbiamo mandato il pezzo, gli è piaciuto subito e ha registrato la settimana dopo. Davvero molto disponibile, una collaborazione bellissima. Così come la collaborazione con Ruggeri e Finardi che a primo impatto sembrano distanti dal nostro mondo, invece abbiamo trovato molto interessante unire queste due realtà così diverse e penso che sia venuto qualcosa di bello.

Ci sono anche collaborazioni con artisti come i Secondhand Serenade.

Si sono un gruppo che in America ha avuto molto successo ed stato bello; poi abbiamo avuto anche una collaborazione con un rapper americano (Michael Adrian n.d.r.). Questo ci ha dimostrato come artisti anche d’Oltre oceano, se sentono un brano che gli piace, sono aperti a collaborare con musicisti italiani.

Perché la scelta di inserire quattro brani in inglese?

Perché quando le canzoni nascono sono in un finto inglese e ci sembrava che quei brani tradotti in italiano perdessero molto, per questo abbiamo deciso di mantenerli così. I testi inglesi li ha scritti un nostro collaboratore Alex Giarbini.

Considerando tutto quello che abbiamo detto, quindi il fatto che c’è un sound diverso, più maturo, avete paura della risposta dei fan, che comunque vi hanno conosciuto sotto una luce diversa?

Quando cambi c’è sempre il rischio, soprattutto quando fai un cambio radicale come quello che abbiamo scelto di fare noi tra questo ultimo lavoro e i precedenti. Penso, però, che siamo consapevoli del rischio, ma pensiamo che un artista debba fare un disco rispetto a come si sente nel momento in cui lo scrive. Noi ci sentiamo così e ci sembrava stupido non fare un genere che sentivamo nostro. Speriamo che piaccia, ma penso che soprattutto sia importante che un artista sia soddisfatto del genere che fa.

Sono uscite già due canzoni, che riscontro avete avuto dai fan?

The Sky is Your è una brano acustico quindi non si sente tanto la differenza rispetto ai nostri lavori del passato, è un regalo che abbiamo fatto ai fan. Invece, Si chiama libertà è un brano molto particolare, penso che dovremo aspettare quando esce tutto il disco perché è li che si sente il cambiamento radicale della nostra musica.

Oltre che al sound, mi sembra che anche le tematiche delle canzoni. Come avete maturato questa scelta?

Quando scrivi un pezzo è proprio la musica stessa che ti porta a parlare di determinate tematiche, come anche per Il Cielo è Tuo, quando era nata solo voce e chitarra abbiamo inziiato a farci dei viaggi mentali. E’ stata la musica che ci ha portato a parlare di una argomento così delicato come gli abusi sessuali.

C’è una canzone alla quale vi sentite particolarmente legati?

Sicuramente Il cielo è tuo è uno dei pezzi a cui ci sentiamo più legati, così come Liars.

Durante la preparazione del disco avete tenuto un blog, pensate di ripeterlo?

Ornai tutte le band fanno delle iniziative per tenere aggiornati i fan, davamo delle informazioni man mano mentre eravamo in studio. E’ una cosa che sicuramente continueremo a fare.

Abbiamo chiesto ai vostri fan su Facebook di fare alcune domande: Quando inizierà il tour e, in particolare, quando verrete a Milano?

Proprio in questi giorni stiamo delineando le date, sicuramente toccheremo tutta l’Italia. Uno delle nostre sfide e dei traguardi che vorremo raggiungere è quello di andare a suonare all’estero, anche partendo dai club più piccoli. Vorremo poterci misurare con un pubblico diverso, che non è il nostro; sappiamo che all’estero c’è più competizione, perché non provare. Un po’ come abbiamo fatto in Sudamerica. Martedì quando esce il disco saremo a Milano alla Modadori.

Avete in programma delle iniziative con le fan come quella del video di “Seguimi O Uccidimi”?

Penso che dipenda dal brano che viene scelto come singolo, però, perché no!

Siete curiosi di sentire come sarà il nuovo sound dei Sonohra? Cosa ne pensate del primo singolo Si chiama libertà?