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L’attentato al concerto di Ariana Grande solleva dubbi sulla sicurezza ai concerti, dai mancati controlli all’ossessione per i tappi delle bottiglie

scritto da Alberto Muraro
ariana grande

I tragici eventi di Manchester dello scorso 21 maggio ormai sono noti a tutti: in concomitanza del concerto che Ariana Grande ha tenuto alla Manchester Arena, un terrorista dell’ISIS ha fatto esplodere un ordiglio rudimentale, uccidendo sé stesso e altre 22 persone e ferendone una cinquantina.

L’attentato a Manchester, che ha rigettato d’improvviso il mondo nel terrore, ci spinge purtroppo per l’ennesima volta a fare qualche considerazione sull’attuale livello di sicurezza durante i grandi eventi a cui ci ritroviamo a partecipare, siano essi concerti, partite di calcio, spettacoli di teatro e via discorrendo. Siamo davvero al sicuro?

La risposta a questa domanda, in tutta onestà, sembra essere negativa. Che si tratti di un piccolo club (come i Magazzini Generali di Milano), un palazzetto (come il PalaAlpitour di Torino) o di una grande arena (per es. lo Stadio Olimpico di Roma oppure la spianata dell’iDays Festival) ci ritroviamo sempre più spesso in situazioni che hanno del paradossale: gli energumeni della sicurezza ci obbligano ogni santa volta a buttare i tappi delle nostre bottigliette d’acqua (con i quali potremmo ferire gli artisti, nel caso le lanciassimo sul palco) mentre i controlli di borse e zaini, anche considerata la calca ai cancelli, vengomo perennemente effettuati in maniera approssimativa.

Immaginate di portare con voi ad un concerto uno zaino di medie dimensioni con all’interno una bottiglia d’acqua e, nascosto in una tasca interna, un coltellino svizzero: è possibile che, dopo una rapida verifica con una torcia elettrica, nessuno si renda conto dell’arma che portate con voi, distratto dalla ben più innocua bottiglia.

I dettagli sulla strage di Manchester, in questo senso, non sono ancora chiari ma a quanto sembra un kamikaze è riuscito a passare i controlli entrando nel foyer facendo esplodere la sua bomba a chiodi nella zona delle biglietterie, proprio mentre le persone iniziavano a defluire dall’arena. Stando così le cose, dunque, non ci troviamo di fronte ad un kamikaze con cintura esplosiva (impossibile da fermare, pensate a quanto successe allo Stade de France nel novembre 2015) quanto piuttosto ad una persona che è stata in grado di raggirare quelle stesse guardie che avrebbero dovuto garantire l’incolumità delle persone al concerto.

Come affrontare un’emergenza come quella del terrorismo, soprattutto ai concerti? Una soluzione ce l’aveva data la regina del pop Madonna in occasione del suo triplo live a Torino a breve distanza dagli attentati di Parigi: prima di aver accesso al palazzetto, noi fan eravamo stati costretti a passare per ben tre controlli di sicurezza, una procedura lunga e complessa che però potrebbe essere l’unica via di uscita possibile a questa continua e insostenibile scia di sangue. La sensazione, purtroppo, è che dopo ogni attentato ci si dimentichi troppo in fretta dell’emergenza terrorismo e che il livello di allerta si abbassi giorno dopo giorno. Se continuiamo di questo passo, chiunque vorrà farci del male in occasione di un momento indimenticabile della nostra vita come il live del nostro cantante preferito avrà la strada spianata.

Che cosa ne pensate del livello di sicurezza generale ai concerti a cui avete partecipato? Vi siete sempre sentiti al sicuro?