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Breaking Dawn: news su Stephenie Meyer

scritto da admin

A furia di parlare degli attori di Twilight, abbiamo “trascurato” l’autrice meravigliosa che ha dato origine a tutto, Stephenie Meyer. Rimediamo subito concentrandoci su di lei. Stephenie Meyer, nonostante i suoi numerosi impegni, ha trovato il tempo di farsi intervistare da MTV, con cui ha parlato del suo cameo in Twilight, di The Host, del sogno di occupare il corpo di Charlize Theron e della sua ispirazione. Concentriamoci dunque sulle sue interessantissime risposte.

L’intervista di MTV a Stephenie Meyer

L’intervistatore ha fatto notare immediatamente che Stephenie Meyer ha risposto dal suo telefono personale e che, alla base del suo successo come autrice di Twilight, c’è anche una personalità dolce e modesta.

I nomi scelti per Twilight sono di persone che conosci?

Alcuni sì. Per Jacob (Black) non ho pensato a mio fratello nel dargli questo nome, ma i miei fratelli sono stati comunque molto colpiti da questo fatto. E così, ho usato i nomi anche degli altri. Poi ci sono quelli di due ragazzi che ho avuto.

I tuoi fan sanno che Twilight nasce da un sogno fatto nel 2003. È successo lo stesso anche con The Host?

No. Mi piacerebbe che fosse nato da una bella storia, ma in effetti il libro nasce da un noiosissimo viaggio in macchina da Phoenix a Salt Lake City, tutto deserto e desolazione, mentre i miei figli si guardavano un film sul sedile posteriore. Quando sono così annoiata, tendo ad inventarmi delle storie, e quel giorno mi sono messa a pensare a due persone che condividevano lo stesso corpo, innamorate dello stesso ragazzo.

Ora devo chiederti scusa per quando ho raccontato del tuo cameo in Twilight, rivelando una cosa che avrebbe dovuto rimanere segreta.

Non devi scusarti. È strano, ma non l’ho fatto intenzionalmente. Sono piuttosto timida e mi ero immaginata che la cosa sarebbe passata inosservata, però le persone hanno iniziato a parlarne e qualcuno ha anche pensato che lo avevo programmato, ma non è stato così.

È un sollievo sentirlo. Pensavo di dovermi nascondere.

Le fans a volte sono impulsive (ride). Come quando stavamo facendo il casting per il film. Alcune dicevano: “Non mi piace. Che cosa hanno fatto? Hanno rovinato tutto.” E poi, in 30 secondi, si sono infiammate (per gli attori), dando loro una possibilità. Se ne dimenticheranno anche loro.

Abbiamo fatto un sondaggio in passato per il nome da dare alla tua fanbase. Qualche preferenza?

Per un po’ le ho chiamate Twilighters, poi mi è sembrato che Twihards fosse divertente. Michael Welch (Mike Newton in Twilight) se n’è uscito con questo nome e l’ho trovato adorabile. E non mi da per niente fastidio.

Dici sempre che quando scrivi nelle tua testa fai il casting dei vari personaggi. Ti piacerebbe vedere realizzato The Host al cinema? E chi sono i tuoi attori preferiti per questo film?

Per Twilight pensavo che avrebbero dovuto essere degli attori emergenti, persone che non si conoscevano ancora. Con The Host penso invece a dei nomi famosi. Mi piacerebbe Robert Redford nella parte di Jeb, Matt Damon ha delle qualità perfette per Jared, Casey Affleck nella parte di Ian e Ben Affleck in quella di Kyle. Ti immagini che interazione?

Se dovessi occupare il corpo di qualcuno, come in The Host, chi sarebbe?

Mi piacerebbe essere per poco tempo una rock star – come il batterista dei Muse. E poi mi piacerebbe mettermi nel corpo splendido di Charlize Theron, ma anche qui solo per un paio di giorni.

Descrivi le tue sensazioni di quando hai un momento di ispirazione e devi assolutamente metterti a scrivere.

Ti capita di intravedere il nucleo di una storia che può prendere molte strade. È come l’esplosione del germe del pop-corn, qualcosa di molto piccolo ma con grandi potenzialità…e che si espande di fronte a te.

Ti è mai capitato di abbandonare una storia?

Una volta, ho lasciato perdere un libro.

Davvero?

Si. La storia sembrava bella e divertente, ma ad un certo punto mi sono annoiata. Erano tutti umani, e non erano abbastanza interessanti per me. Ho bisogno di elementi fantastici per andare avanti.

Hai un nome per questa storia?

No.

E quindi l’hai abbandonata per sempre?

L’ho salvata sul computer. Mai gettare via niente.