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Roberto Saviano prigioniero di "Gomorra"

scritto da admin

Saviano, un cognome che sentiamo rimbombare da tutte le parti, da due anni a questa parte, e che ha catalizzato l’attenzione su di sé in questi ultimi giorni, da quando tutti sappiamo che il giornalista e scrittore è un bersaglio della camorra e rischia ogni giorno la vita.
La camorra che Saviano ha smascherato e reso accessibile a tutti prima con la pubblicazione del libro bestseller "Gomorra", poi con il film omonimo candidato agli Oscar e ora con uno spettacolo teatrale. Ma soprattutto, la camorra in cui lo scrittore ha creato scompiglio, con la serie di arresti tra varie famiglie dei clan e in particoplare tra i Casalesi, avvenute anche grazie alle informazioni fornite da Saviano.

Gomorra, camorra
Gomorra, camorra dappertutto. In treno molti tengono in mano e tutti riconoscono la copertina nera con i coltelli fuxia con cui si presenta il libro di Saviano. Chiunque saprebbe riconoscere lo sguardo intenso, addolorato e interlocutorio dell’autore. Ne parlano i TG, i giornali, le lezioni a scuola e in università: camorra, Gomorra.

Saviano prigioniero di Gomorra
Non ci si stupisce che Saviano viva sotto scorta, perennemento a rischio di attentato da parte di coloro che tanto attentamente ha descritto nel suo libro: non ha paura, lui che ha vissuto in quei luoghi, che ha osservato, che ha documentato, che ha fatto conoscere a tutti COSA SIA quella misteriosa rete di persone e merci chiamata camorra.
Vuole fuggire dall’Italia, Saviano, perché così non riesce a vivere: lontano dalla famiglia, dagli affetti, impossibilitato a compiere come vorrebbe il suo mestiere di scrittore.
"Non sono certo sia fondamentale osservare ed esserci per conoscere le cose, ma è fondamentale esserci perché le cose ti conoscano", scrive in Gomorra. Ma ora non può muoversi, non può scoprire, documentare, essere presente come ha fatto mentre scriveva il suo libro, quando camminava tra le vie di Secondigliano, lavorava sui moli del porto di Napoli per vedere con i suoi stessi occhi, per toccare con le sue mani la camorra.

La missione: renderci coscienti di cosa abbiamo intorno
Saviano è uno scrittore rimasto prigioniero del suo stesso racconto, perché il racconto è la realtà di tutti i giorni. Lo ha fatto per far sapere a tutti come stanno le cose: non per niente ha scelto la forma del romanzo e non del saggio, per comunicare l’impero economico e il dominio della camorra.
Saviano è stato ospite di Matrix, dove ha parlato delle persone che vivono nei paesi dominati dai clan camorristici: quelle che, se interpellate sul motivo dei buchi da pallettone sulle mura del negozio, rispondono "sarà stato qualche mio concorrente"; quelle che di camorra non parlano mai, per paura di diventarne bersaglio o perché grazie ad essa hanno uno "stipendio", come i ragazzini che in cambio di una moto si offrono di portare partite di droga fino a Roma, come i pensionati che investono i pochi soldi che hanno nel narcotraffico, certi di avere indietro il doppio di quanto hanno impegnato.

Troppo rumore
Non vogliono sapere per chi lavorano e, in ogni caso, non lo sapranno. Perché la camorra vive grazie all’ignoranza delle persone. Ignorarla significa favorirla, e un libro scritto da un giornalista di Repubblica può portare alla luce l’organizzazione nascosta, rendere coscienti milioni di persone su cosa succeda non solo in campania o in puglia, ma anche in lombardia, in veneto, appena fuori casa nostra.
"Per numero di affiliati la Camorra è l’organizzazioone criminale più corposa d’Europa: più grande della ‘ndrangheta e di Cosa Nostra […] – ma, continua Saviano in Gomorranel cono d’ombra dell’attenzione data perenemente a Cosa Nostra, nell’attenzione ossessiva riservata alle bombe della mafia, la camorra ha trovato la giusta distrazione mediatica per risultare praticamente sconosciuta".

E’ comprensibile che Saviano voglia andarsene dall’Italia, dove sono in pericolo la sua vita e quelle di tutte le persone che gli stanno attorno, ma l’Italia ha bisogno di lui, della sua presenza sui media, della sua insistenza, della sua faccia. Una faccia coraggiosa. Che può incoraggiarne altre a cambiare le cose.