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Rivolta della scuola: per capirci qualcosa

scritto da admin

Alla dichiarazione del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini che annuncia insieme al ministro degli interni Maroni un piano di tolleranza zero nei confronti di chi in questi giorni occupa scuole e atenei, gli studenti ribadiscono: “le intimidazioni non ci fermeranno”.

Milano e Torino, ma anche Napoli, Roma e Firenze, Lucca, Arezzo, Grosseto, Avellino e Caserta: in queste città molte università e alcuni licei sono scesi in piazza, hanno occupato e chiuso a chiave le loro sedi chiedendo con forza il ritiro del decreto Gelmini, criticando di esso soprattutto i tagli al corpo docente nelle scuole elementari, con il ritorno al maestro unico, e la riorganizzazione delle risorse economiche impegnate nella scuola per far quadrare i conti.

L’opposizione della sinistra
L’opposizione, capeggiata da Veltroni, chiede il ritiro del decreto e l’apertura di un tavolo di dialogo attorno al quale discutere insieme: destra, sinistra e soggetti che vivono nella scuola, su un piano di innovazione per il sistema scolastico. Veltroni sottolinea inoltre che "ogni lira tagliata di sprechi all’interno del sistema scolastico deve rimanere nella scuola". Il capo dell’opposizione dice anche un’altra cosa sul decreto Gelmini "che non è la riforma della scuola, si tratta di dettagli".

Le ragioni della destra
La Gelmini e Berlusconi non fanno un passo indietro. La Gelmini sottolinea: "non accetto che si attribuisca a questo Governo il numero esorbitante di precari nella scuola e nell’università. Le risorse sono limitate e il numero di precari è gigantesco: ma non reitereremo il vizio della politica italiana di illudere con promesse che non siamo in grado di mantenere". Berlusconi ribadisce che, grazie all’applicazione del decreto, "ci saranno risparmi e quindi avremo più risorse in una scuola dove gli stipendi degli insegnanti assorbono ora oltre il 90% del budget" e osserva che la «sinistra è contro il decreto Gelmini, che, ricordo, è un decreto e non la riforma della scuola".

Napolitano: la scuola dev’essere una priorità pubblica
In questo dialogo si è recentemente inserito anche il Presidente della Repubblica Napolitano che, invitato a predere posizione dagli studenti, i dottorandi e i ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, ha anzitutto evidenziato il ruolo del Parlamento nel confrontarsi su temi di interesse pubblico e l’impossibilità di prendere posizione, per lui che è "super partes" per definizione. Napolitano ha poi invitato i politici al confronto serio, scrivendo: "E’ davvero in giuoco il futuro del paese : se l’Italia vuole evitare un’emorragia di preziosi giovani talenti, che trovano riconoscimento all’estero, gli investimenti nella ricerca – soprattutto – dovrebbero costituire una priorità, anche nella allocazione delle risorse, pubbliche e private.

Conclusioni
Dalle parole di Veltroni, Gelmini e Berlusconi, appare evidente che i due partiti opposti stanno litigando su un decreto che non è un riforma della scuola, come entrambi i leader hanno sottolineato, ma una questione puramente politica ed economica. Invece gli studenti, spesso senza rendersene conto ma appoggiati dal Presidente della Repubblica Napolitano, chiedono (o dovrebbero chiedere) qualcosa di radicalmente diverso: attenzione nei confronti della scuola e della formazione, una riforma vera, che vada oltre il decreto (giusto o sbagliato che sia) e che non sia solo economica ma, soprattutto, in grado di rendere veramente utile il percorso di studio dei ragazzi e delle ragazze che pensano al proprio futuro.

Immagine di copertina: Flickr.com