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Provocazioni per il 2009 da Taizé a Bruxelles

scritto da admin

Da lunedì 29 dicembre a venerdì 2 gennaio, quarantamila giovani di tutta Europa e di altri continenti si sono riuniti a Bruxelles per vivere alcune giornate di festa e riflessione assieme alla comunità di Taizé, che ogni anno organizza pellegrinaggi intorno al mondo per riunire nella preghiera i giovani di diverse culture.

Dopo Ginevra, Zagabria, Milano, Lisbona, Amburgo, l’incontro di Bruxelles è stato il trentunesimo europeo dei giovani, ospitati di giorno dai padiglioni del Bruxelles Expo e di notte da migliaia di famiglie cattoliche, protestanti e ortodosse del luogo.

 
La testimonianza di alcuni giovani
Erano circa millecinquecento i giovani italiani a Bruxelles. Tra questi, anche C., B., M. e P. Lasciamo allora che siano loro a raccontarci l’esperienza vissuta.
 
"Le nostre giornate erano organizzate, ma allo stesso tempo libere: le diverse attività e i vari incontri a noi proposti erano facoltativi: incontri di preghiera e di condivisione, con canti religiosi molto emozionanti, visite ai luoghi salienti di Bruxelles e pranzi comuni. In questi momenti incontravamo i tanti giovani provenienti da tutta Europa e, personalmente, vedendo tutte queste persone raccolte in momenti di condivisione spirituale, mi sentivo bene, mi sentivo inserito in un gruppo di persone positive, con le quali mi ritrovavo, anche se magari erano ragazzi e ragazze, uomini e donne mai incontrati prima d’ ora.

I momenti di condivisione duravano parecchio tempo, ma il tempo lì mi sembrava volasse: l’ora di canti e preghiere dopo il pranzo e l’altra ora dopo cena non mi bastavano, tanto che spesso chiedevo ai miei amici di rimanere di più, per riflettere, per pensare, per rilassarmi, per pregare, per parlare e ascoltare Dio.

Un’esperienza davvero diversa
E’ difficile con la vita frenetica di oggi trovare dei momenti per stare in pace con se stessi e, quando si riescono a trovare, senza avere il pensiero di dover fare subito dopo altre cento cose, è davvero una bella sensazione. E’ bello stare in pace con migliaia di altre persone di tante nazionalità diverse e trovarsi sintonizzati su un’unica frequenza, quella della fraternità.
Auguro a tutti di provare quest’esperienza
: c’è la possibilità di arricchirsi parecchio e di crescere. Io sento di essere cresciuto molto in questi giorni, grazie a Dio e a tutte le persone stupende con le quali ho avuto la fortuna di vivere queste giornate.
E pensare che prima di partire per Bruxelles mi sentivo solo uno dei tanti giovani che decidono di lasciare l’Italia per trascorrere un capodanno diverso all’estero… "

"Pellegrinaggio di fiducia”, “Relazioni più fraterne”, ” Il legame del battesimo in Cristo è più forte delle divisioni”… Con queste ed altre parole chiave noi giovani siamo partiti per raggiungere Bruxelles. La città belga, cuore dell’Europa Unita, era proprio adatta per accogliere e unire, insegnando a tutti come convivere con culture e lingue diverse, ma nel segno dell’unità fraterna. Il pellegrinaggio è stato un insieme di emozioni difficili da raccontare che rimarranno nei cuori dei partecipanti. Il nostro gruppo, che si è conosciuto sul pullman durante le quattordici ore di viaggio, già nel ritorno sentiva la mancanza di quell’atmosfera calda, ma si è proposto di portare nelle proprie comunità un po’ di quella pace e testimoniare che l’unità nella diversità è possibile! Facciamo nostre le parole di Fr. Alois che ci ha congedati ricordandoci che il pellegrinaggio di fiducia continua nel quotidiano e avrà successo solo in base all’impegno che tutti noi metteremo nel portare Cristo e il suo insegnamento anche quando questa missione costerà fatica e sofferenza."

 
La "Lettera dal Kenya"
Questa nuova tappa del "Pellegrinaggio di fiducia sulla terra" ha fatto seguito ad un recente incontro in Africa, a Nairobi in Kenia, dal 26 al 30 novembre, che ha raccolto settemila giovani da quindici diversi Paesi africani. Proprio in occasione dell’incontro di Bruxelles, frère Alois, il successore di frère Roger alla guida della comunità di Taizé, ha diffuso tra i giovani la "Lettere dal Kenia", utilizzata come base di riflessione durante l’incontro europeo.
 
 
In essa, frère Alois offre numerosi spunti anche a tutti noi che non abbiamo partecipato all’evento. La sua lettera giunge al cuore di noi giovani cogliendo perfettamente ciò che proviamo ogni giorno e ci indica la strada da percorrere pian piano per fare della nostra vita un’opera d’arte nata dalla nostra gioia. Perchè non cerchiamo, proprio come proposito per questo nuovo anno, di far nostri e mettere in pratica i consigli di frère Alois?
 
Cercare un senso più profondo dell’esistenza per ritrovarne il gusto
Frère Alois inizia proprio dalla questione fondamentale della nostra vita: "Di fronte allo sconforto ed allo smarrimento di molti, emerge una domanda: qual è la nostra sorgente di vita? (…) Molte più persone, rispetto al passato, non trovano questa sorgente (…) Può esserci un legame fra questa rimozione della fede e la perdita del gusto di vivere? Come sbloccare in noi la sorgente? Certamente nel porre attenzione alla presenza di Dio. Da lì possiamo attingere la speranza e la gioia. Allora la sorgente ricomincia a scorrere e la nostra vita acquista senso."
 
Accettare tutta la nostra vita come dono
"Diventiamo capaci di farci carico della nostra esistenza: riceverla come un dono e donarla a nostra volta per coloro che ci sono affidati. (…) Acconsentiamo dunque ciò che siamo o che non siamo, giungendo anche ad accogliere tutto ciò che non abbiamo scelto e che tuttavia ha peso nella nostra vita. (…) Se pure caricati da fardelli, riceveremo la nostra vita come un dono ed ogni giorno come un oggi di Dio."
 
Partire dal nostro desiderio di amore
Ma da dove partire per intraprendere questo cammino? "In tutti noi c’è il desiderio di un assoluto verso il quale tendiamo con tutto il nostro essere, corpo, anima, intelligenza. Una sete di amore brucia in ciascuno, dal lattante fino alla persona anziana. Anche l’intimità umana più grande non può appagarla completamente. Queste aspirazioni, le sentiamo spesso come delle mancanze o come un vuoto. Esse rischiano talvolta di disperderci. Ma lungi dall’essere anomalia, esse fanno parte della nostra persona. Sono un dono e contengono già l’invito di Dio all’apertura di noi stessi."
 
Condividere il nostro cammino con altri giovani
Come riuscire a vivere così "controcorrente" in una società che osteggia la fede? Frère Alois invita i giovani cristiani che si sentono soli nel proprio cammino interiore a sostenersi vicendevolmente, condividendo la propria esperienza e pregando insieme, inseriti nella Chiesa locale.
 
Spendere la nostra vita per gli altri, anche studiando
Infine, frère Alois ci sprona a donare la nostra vita al servizio degli altri, per trovare la gioia: "Andiamo oltre l’incomunicabilità delle nostre società! Andiamo verso coloro che soffrono! Andiamo a visitare coloro che sono emarginati, maltrattati!". Parole, queste, che sembrano distanti da noi e dalle nostre vite così "normali"; ci dimentichiamo in realtà che ogni giorno abbiamo la possibilità di rendere più preziosa la nostra vita: "Per lottare contro le ingiustizie, le minacce di conflitti, e favorire una condivisione dei beni materiali, è indispensabile acquisire competenza. La perseveranzza negli studi o in una formazione professionale può anche essere un servizio reso agli altri."
 
Allora, pronte a mettervi sulla strada indicata da Frère Alois a tutti noi giovani europei?
 

Cos’è la Comunità di Taizé

Tutto ebbe inizio durante la seconda guerra mondiale, quando frère Roger iniziò ad accogliere rifugiati che fuggivano la guerra in un edificio del piccolo villaggio di Taizé, in Francia. Egli cominciò quindi una vita comune coi primi confratelli in Svizzera, a Ginevra, e tornò a Taizè assieme a loro nel 1944. Lungo gli anni arrivava a Taizé un sempre maggior numero di giovani e per questo anche alcune suore vi si stabilirino per aiutare la comunità ad accoglierli. Oggi la comunità di Taizé conta un centinaio di fratelli, cattolici e di diverse origini evangeliche, provenienti da quasi trenta nazioni. Con la sua stessa esistenza, la comunità è un segno concreto di riconciliazione tra cristiani divisi e tra popoli separati. I fratelli vivono unicamente del loro lavoro, non accettano nulla per se stessi: donano le eredità personali ai più poveri. Alcuni di essi si trasferiscono in luoghi svantaggiati del mondo per essere testimoni di pace, cercando di condividere le condizioni d’esistenza di coloro che li circondano: bambini di strada, carcerati, moribondi, emarginati… Frère Roger è morto il 16 agosto 2005, a novanta anni, ucciso durante la preghiera serale. Frère Alois, scelto da lui già da tanto tempo come suo successore, è ora il priore della comunità ecumenica.
 
Cos’è il "Pellegrinaggio di fiducia sulla terra"
Molti dei giovani che si recano a Taizè sentono il bisogno di continuare a vivere anche a casa propria quello che hanno scoperto in questa comunità. Il "Pellegrinaggio di fiducia sulla terra" è quindi da più di trent’anni un tentativo per rispondere a questo bisogno dei giovani. Ogni anno sono numerosi gli incontri locali, nazionali ed internazionali organizzati dai fratelli per i giovani di tutto il mondo. In particolare, richiama un grandissimo numero di partecipanti l’incontro annuale di fine anno organizzato in una delle principali città europee. La comunità di Taizé, col "Pellegrinaggio di fiducia sulla terra", mira quindi ad incontrare anche tutti coloro che non sono mai stati nel piccolo villaggio francese e che non vi vi si possono recare a causa della distanza o della difficoltà.
 
Foto tratte dal sito ufficiale www.taize.fr
 
 
Guarda un servizio giornalistico sull’evento di Bruxelles (in francese):