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#PrayForPuglia: in ricordo delle vittime della strage

scritto da Martina Renna

Davide il treno lo prende tutti i giorni.

Tutti i giorni per andare da Corato verso Andria, a scuola. Tutti i giorni prende il treno sulla stessa banchina, alle 7.20 del mattino. Tutti i giorni con il sole, la pioggia o la neve. Ma oggi, 12 luglio, è diverso.

Davide sta tornando da Andria dove oggi ha sostenuto l’esame di maturità. Alle 9 si era seduto davanti alla commissione di esame, la camicia larga sulle spalle strette e il sudore che gli colava giù per il collo. Non era agitato, aveva solo caldo. Tanto, troppo. La prof di scienze, mentre lui parlava di reazioni, si era alzata per andare dai bidelli a lamentarsi della stanza poco ventilata. I prof interni avevano alzato gli occhi al cielo e Davide si era fermato per qualche secondo. Poi la prof era tornata con un ventilatore arrugginito che aveva cominciato a ruggire contro Davide distraendolo da quello che faceva. Come argomento aveva scelto di portare l’unica cosa di cui avrebbe potuto parlare abbastanza a lungo senza annoiarsi: la musica.

Una tesina sulla musica ad un liceo scientifico, dove si era mai sentito? I prof però erano rimasti piacevolmente sorpresi e lui era riuscito a portare il discorso fino alla fine senza pause imbarazzanti. Poi si era alzato, aveva stretto le mani di tutti, aveva sorriso e si era portato la chitarra fuori dalla stanza.

Era stato l’ultimo della sua classe a fare quel maledetto orale. Il 12 luglio alle ore 9. Non si stupiva che nessuno fosse andato a tenergli compagnia: chi era al mare, chi era partito per le vacanze, chi semplicemente non ci aveva pensato. Era stato meglio così, a lui non interessava. Uscito da scuola si aspettava di sentire quella sensazione di libertà che tutti avevano cosi tanto osannato. E invece, nulla. Solo caldo, tanto caldo. Il caldo del Sud che si insinua nella pelle e ti avvolge come una morsa senza lasciarti andare.

Rimase per qualche tempo davanti al cancello, a fissare il grosso edificio rossastro. Poi gli scappò un sorriso e si girò per andare verso la stazione e prendere il treno verso casa. Adesso Davide è seduto sulla banchina, aspetta il treno per Corato. Apre il telefono e scorre i messaggi di auguri degli amici senza interesse. Quella è una delle ultime volte in cui prenderà il treno: a settembre se ne andrà a Bologna, al conservatorio musicale.

Quel pensiero lo ha rincorso per un anno; per un anno ha aspettato quell’esame, quell’ultimo treno per fuggire da lì. E’ stanco di quella vita. Una vita fatta di monotonia, di attesa, di dubbio.Era sempre stato un tipo che se ne stava per i fatti suoi: il tipico spilungone tutti ricci scuri in testa a cui nessuno dà mai particolare attenzione.
Immagina che alla stazione di Corato ci sarà il suo migliore amico Luca ad aspettarlo. Forse ci sarà anche Irene. A Natale le aveva confessato i suoi sentimenti e lei gli aveva sorriso dicendogli che per lei era un fratello e che se si fossero messi insieme sarebbe stato un incesto. Friendzonato sotto al vischio.

Arriva il treno. Davide sale su uno dei primi vagoni e si abbandona sul primo sedile libero sbuffando. Il caldo non riesce a sopportarlo. In quel maledetto treno l’aria condizionata non è mai esistita, neanche nelle giornate più calde di agosto. Il sedile di finta pelle lo risucchia nella sua morsa bollente e Davide sospira, spostandosi i capelli dal viso sudato. Di fronte a lui c’è una ragazza bionda che legge. Davide abbassa lo sguardo per leggere il titolo del libro. La ragazza se ne accorge e alza leggermente il libro con un sorriso.

“Venuto al mondo” di Margareth Mazzantini. Davide punta lo sguardo sul viso della ragazza e sorride.
-Non lo conosco.- sussurra. La ragazza alza le spalle. -Ci hanno fatto un film, qualche anno fa. – Di nuovo silenzio.
Davide distoglie lo sguardo e lo punta sulle scarpe. -Comunque io sono Alice. – la ragazza allunga la mano verso di lui e lo cattura nuovamente con i suoi occhi verdi. -Davide. – stringe la mano della ragazza e si preoccupa che la sua non sia troppo sudata. Alice non se ne accorge. – Ho appena fatto l’esame di maturità. –Alice socchiude il libro, infilando il dito in mezzo alle pagine. – Io l’ho fatto l’anno scorso. Come ti è andata?- Davide alza le spalle e si gratta il capo. – È andata. – poi nota lo sguardo che Alice ha lanciato alla chitarra. – Ho suonato un pezzo prima di iniziare. Per ingraziarmi la commissione. – Alice ride e scopre un bellissimo sorriso aperto che fa perdere un battito a Davide. – Vai a Corato?- Lei annuisce. – Sono in visita dai miei nonni, vengo da Bologna. Sono in viaggio da ieri sera! –
Davide strabuzza gli occhi. – A settembre mi trasferisco a Bologna per frequentare il conservatorio. –
Alice chiude il libro e si muove sul sedile. – Che coincidenza! Allora forse torneremo insieme, resto qui fino a settembre. –

Davide alle coincidenze non ci ha mai creduto. Sente il cuore farsi leggero e sposta lo sguardo sul finestrino. Una fila interminabile di ulivi costeggia la strada e in quel momento, per la prima volta, pensa che probabilmente casa gli mancherà. Che durante le sere bolognesi gli mancherà vedere quelle file di ulivi, le stelle dritte in cielo, la luna che sembra essere sempre al posto giusto e il sole rovente che brucia la terra rossa di Puglia.

-Stasera, magari, ti andrebbe di fare un giro insieme? – Alice aggrotta le sopracciglia e Davide si sente improvvisamente meno sicuro. – o domani, o quando vuoi…-
Alice scuote la testa e poggia distrattamente una mano sulla sua. – Mi va, stasera, Davide di Corato. Dove mi porti di bello?- Davide sorride e sta per aprire la bocca quando un boato improvviso gli strappa le parole dalla gola e una spinta sovrumana lo spinge verso Alice, che urla.
Il suo ultimo pensiero, prima di chiudere gli occhi, è che a Bologna gli piacerebbe arrivarci volando.

In memoria di tutti coloro che hanno perso la vita ieri, 12 luglio 2016, nel terribile incidente ferroviario in Puglia.