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Il Trono di Spade – Kit Harington: Darei a Jon Snow il mio senso dell’umorismo

scritto da Laura Boni

Jon Snow. Il Re del Nord. Di Kit Harington conosciamo il suo celeberrimo alter ego. Serio, coraggioso, leale, sincero. Uno personaggio capace di conquistare ed affascinare milioni di persone in tutto il mondo. Ma chi è l’uomo che ha donato il suo sguardo ed il suo carisma all’eroe de Il Trono di Spade?

Ieri l’inverno è arrivato al Giffoni Film Festival, quando Kit Harington ha fatto il suo debutto alla Cittadella. Fan da ogni parte d’Italia si sono accampati per giorni (letteralmente!) per dare il benvenuto a Jon Snow.

Simpatico, pacato, affascinante. L’attore è stato all’altezza di tutte le aspettative. Ho avuto la possibilità di incontrare Kit Harintgon poco dopo il suo elettrizzante Meet&Greet con i fan a Giffoni 2017. La location era un sognante agriturismo nella campagna intorno al paesino che ospita il Festival per ragazzi e l’attore si è presentato con un adorabile sorriso. Durante l’intervista abbiamo parlato de Il Trono di Spade (ovviamente!), dei suoi prossimi progetti cinematografici ed anche della sua recente esperienza a Napoli per girare lo spot di Dolce & Gabbana.

Ci sono degli aspetti di Jon Snow che ti piacerebbe avere ed invece qualcosa del tuo carattere che vorresti regalare a lui?

Jon ha un standard morale molto elevato e si rifiuta di abbassarlo. In questo lo ammiro molto perché ogni giorno tutti noi siamo chiamati a scendere a compromessi con i nostri valori. Ma non Jon Snow. Spesso lo ammiro per questo, ma a volte è anche un po’ frustrante.

Io penso di avere un po’ più di senso dell’umorismo rispetto a lui. Non è sicuramente uno che si mette a fare battute. (Ride)

game of thrones stark
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Cosa ti ricordi della tua prima audizione per Il trono di Spade?

Sono passati tantissimi anni! Ricordo di aver letto il copione per l’episodio pilota di questa serie per la HBO e di non averci capito nulla. L’ho letto la seconda volta e ancora non avevo capito nulla. A quel punto della mia carriera, però, non potevo permettermi di rifiutare nessuna parte.

Sono andato all’audizione e gli sono piaciuto perché mi hanno richiamato per 3 call back. Per me era un enorme traguardo, ma ovviamente a quel tempo non avevo idea se questa serie sarebbe stata un successo o meno.

Scopri perché Kit Harington non pensa che Jon Snow non salirà sul Trono di Spade!

Guadagnavo più o meno 500 sterline alla settimana ed erano troppo poche per sopravvivere a Londra. Questo era una seria tv americana che, forse non mi avrebbe fatto diventare ricco, ma almeno mi avrebbe permesso di avere una stabilità economica.

Questo è quello che speravo di ottenere. Ovviamente tutto è andato ben oltre le mie aspettative. Però mi ricordo che desideravo tantissimo questa occasione.

Hai detto che ti piace tantissimo girare le scene più fisiche de Il trono di spade. Mi racconti com’è stato girare la scena di battaglia più epica della serie, ovvero quella che abbiamo visto nellepisodio della sesta stagione Battle Of Bastards?

E’ stato lo sforzo fisico più sfidante che mi è stato richiesto in tutta la mia carriera. Forse della mia vita. Per realizzarla ci sono volute una settimana di prove e tre di riprese. E’ stata molto intensa. Per giorni ero nel fango, con diverse condizioni atmosferiche e continuamente scaraventato da una parte all’altra.

Sono stato molto fortunato ad interpretare il personaggio che viene seguito dal pubblico per tutta la scena. Allo stesso tempo, però, significa devi essere sempre presente sul set, mentre gli altri attori ad un certo punto possono andare a casa.

Poi, però, ti rendi conto che davanti a te c’è un cameramen che fa esattamente tutto quello che fai tu, ma portandosi in giro un peso ulteriore. A quel punto non ti lamenti più tanto del tuo lavoro!

Hai detto recentemente che Il Trono di Spade non è solo un fantasy, ma è qualcosa di molto più complesso. Mi puoi spiegare in che senso?

Penso che Il Trono di Spade sia un ottimo specchio della realtà del mondo. Penso sia interessante che nella società ci siano momenti di calma e momenti di caos. La serie è iniziata con un momento di caos e penso che lasciamo questo mondo in un altro momento di agitazione.

Scopri qui perché Kit Harington pensa che dovremmo prendere esempio da Jon Snow!

I tre sceneggiatori di GOT hanno inserito nella serie dei messaggi molto importanti. Le serie drammatiche scritte bene traducono sul piccolo schermo le problematiche che vediamo al telegiornale e nel mondo ed i nostri sceneggiatori sono riusciti a farlo. Per questo trovo riduttivo definirlo solamente un fantasy. Il Trono di Spade non è mai stato solo un fantasy, per questo è così speciale.

Siamo molto curiosi di saperne di più riguardo il tuo prossimo film, The Death and Life of John F. Donovan di Xavier Dolan. Cosa ci puoi dire di questo film?

Non è semplice per me parlare di questo film perché rappresenta molte cose. E’ come fare un viaggio nella mente di Xavier, che è un esplosione di idee ed energia. Lui crea sempre qualcosa di magico con i suoi film.

E’ una storia che in un certo senso sento molto vicina perché parla di John F. Donovan che un attore che deve fare il passaggio dalla tv al cinema. Però viene coinvolto in uno scandalo riguardo la sua sessualità, perché lui è gay.

E’ una riflessione sul fatto che le star del cinema possono essere gay e non un problema. C’è anche spazio per raccontare la famiglia, perché, come in tutti i suoi film, Xavier porta in scena un rapporto conflittuale con la madre.

Nel film hai lavorato con grandissimi attori Premi Oscar (Jessica Chastain, Natalie Portman, Susan Sarandon, Katie Bayts), com’è stato il rapporto con questi grandissimi attori?

Quando lavori con attori di questo calibro, che prendono il loro lavoro così seriamente. Che sono profondamente coinvolti dalla loro arte. E’ un’esperienza che non molti attori possono dire di aver avuto. In particolare non persone come me, che non vengono nominate agli Oscar.

E’ stato un grandissimo privilegio passare da una scena con un attore di questo livello all’altra. E’ stata un’esperienza unica. Mi ha permesso di migliorare, di fare dei passi avanti come attore. Susan Sarandon è stata una persona che ho ammirato per tutta la mia vita. Anche solo essere seduto con lei nel backstage a chiacchierare ed a bere un caffè è stata un’esperienza bizzarra.

Hai detto che ti sentito accolto quando sei stato a Napoli per girare lo spot di D&G: ci racconti com’è andata e perché secondo te hanno scelto te per questo spot?

La cosa che mi ha colpito di quella esperienza è che tutti coloro che sono stati coinvolti nello spot erano veri napoletani. Persone vere, non c’erano attori o comparse. Così ho potuto avere un assaggio di quella che è la vita dei napoletani.

C’era tante vecchiette e a tutte piaceva toccarmi la faccia. Continuavano a chiedermi di dire “babà, babà”. Quando lo dicevo, tutti ridevano e chiedevano di rifarlo. Sono sincero quando dico che è stata la mia esperienza più bella sul set di uno spot. Tutti mi hanno detto che sarebbe stato divertente, ma non ero convinto. Invece ho avuto una vera esperienza italiana e tutto è sembrato molto autentico.

(Poco prima aveva detto che lo ha fatto sentire meno in colpa per aver venduto la sua anima alla pubblicità, ndr)

Non so perché D&G mi abbiano scelto, visto che sono molto inglese. Sarà perché ho i capelli lunghi scuri e tratti che ricordano quelli mediterranei che non so dove ho preso. Mia mamma ha la pelle un po’ olivastra, è quella che in Inghilterra chiamano: “La figlia del postino”. Chi lo sa, forse ho un po’ di sangue italiano.

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