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Sanremo Giovani 2013, Renzo Rubino: “Il Festival è un regalo”

scritto da Alice Ziveri
renzo rubino

Renzo Rubino, 24 anni da Martina Franca (Taranto) salirà sul palco dell’Ariston nella categoria Giovani di Sanremo 2013.Appasionato di tutto ciò che è arte e creatività fin da piccolo, Renzo si definisce un “canta-musica-attore” e anche il suo album, Poppins (in unscita il 14 Febbraio), è una prova della sua versatilità. Il titolo richiama proprio la magica borsa di Mary Poppins, che conteneva di tutto: anche il disco è una raccolta di idee, emozioni, ricordi e storie che mescolano sonorità di impronta classica a pezzi più ironici.
Renzo Rubino ha vinto Area Sanremo e si presenterà al Festival con Il postino (amami uomo), che racconta la vicenda di un uomo che lascia tutto pur di poter vivere il suo sogno d’amore con un altro uomo, senza compromessi.

La tua canzone, Il postino, tratta un tema delicato che di sicuro farà parlare a Sanremo.
Ma il tema della canzone in realtà è l’estinzione del postino: un mestiere che sta scomperendo. Questo è il tema sociale! Scherzi a parte: io ho scritto una bella canzone, che racconta una straordinaria storia d’amore. L’ho presentata e mi hanno preso, che per me è meraviglioso. Nella canzone non c’è nessun giudizio, è solo una storia tra due persone… uno che lascia la mamma, il papà, lavoro e va a fare il postino pur di vivere con chi ama. Non ho mai pensato che potesse fare discutere. Invece ho scoperto che ancora adesso l’amore fra due uomini è una cosa che fa parlare, se portata all’Ariston.
Eppure l’amore è uno, è lo stesso per tutti.

E’ una storia vera?
E’ una storia che mi è passata da vicino. Molti di noi hanno un obiettivo nella vita: il lavoro, la musica… alcuni hanno come obiettivo la costruzione di una famiglia. Questa è la storia del postino: un mestiere che permette al protagonista di vivere appieno una vita felice con la persona che ama.

Tu ti definisci un canta-musica-attore: ti piacerebbe, in futuro, mettere insieme degli show che comprendano un po’ tutto?
In qualche modo già lo faccio. Un mese fa ero in giro con la mia band e il mio albero di luci, che comando con pedali e telecomandi… esiste già una sorta di spettacolo. Ma si ingrandirà, avremo più mezzi per arricchirlo. Dall’immagine alla musica, vorrei che ci fosse un concentrato di tutto.

La messa in scena fa anche un po’ parte della tua vita, no? Ti sei spacciato per vari personaggi per fare i tuoi concerti…
Me ne sono capitate di tutti i colori! Non avendo voglia di intraprendere percorsi come talent o tv, io e i miei amici ci siamo inventati una vita artistica. Durante il percorso abbiamo dovuto inventarci degli stratagemmi: tipo aprire il concerto di Albano senza che lui lo sapesse. Convincere mio padre a darmi una piazza per esibirmi in un festival di strada organizzato da lui, senza che sapesse che ero io l’artista. Suonare in un night club a Fasano per 300 giorni l’anno: i clienti all’inizio ci urlavano di andarcene, alla fine aspettavano solo noi. E alla fine, come nel film di Checco Zalone, ho venduto tutto e sono partito per Ravenna. La mia famiglia non voleva che facessi questo. Un mio amico mi ha aiutato con casa e lavoro, nel frattempo frequentavo il CPM a Milano. Lì ho conosciuto Andrea Rodini. Si commosse la prima volta che gli feci ascoltare una mia canzone, e da lì ogni volta ne portavo una nuova… alla fine mi ha chiesto di lavorare insieme. Sarà lui a dirigere l’orchestra a Sanremo.

Albano si è arrabbiato?
Ma no, Albano non ci ha neanche incrociato. Noi abbiamo convinto il suo promoter! Siamo andati vicino ad incontrare Albano quando poi lui ci ha fatto i complimenti e ci ha detto di andare a cena con loro. Abbiamo aspettato fino alle 4, ma non si è visto nessuno!

Cosa ci dici di Poppins, il tuo primo album?
Poppins è un disco di 12 tracce, costruito negli ultimi tre anni. Avevo voglia di un lavoro completo, non un EP, qualcosa che riuscisse a raccontare quello che sono. Che mi piace Lady Gaga ma anche Ciampi. Ci sono due pezzi dal mio primo EP Farfavole: Bignè, la prima canzone che mi ha fatto conoscere, e Milioni di scintille, cover di Domenico Modugno. Lui aveva una vitalità pazzesca, cantava ogni volta come se fosse l’ultima. Ho avuto la fortuna di conoscere Marcello Faneschi, direttore d’orchestra, arrangiatore e amico di Modugno. Mi ha raccontato molte storie e quello che ne veniva fuori era proprio la vitalità, di entrambi.

I tuoi ti sostengono adesso?
La mia famiglia mi sostiene da quando si sono resi conto che ce la facevo da solo. Adesso mio papà ha stampato 600 manifesti e li mette in giro per la città, mentra mia mamma, impiegata a scuola, fa la VIP! Sono contentissimo che questa faccenda abbia riempito la vita di tante persone a me vicine.

Cosa pensi di trarre dall’esperienza del Festival, umanamente?
Mi sta insegnando a conoscere bene chi ho attorno, chi è davvero un amico e chi no.

Sanremo è un punto di partenza o di arrivo per te?
Nessuno dei due. Sanremo è un regalo. E’ una meraviglia arrivata ad una certo punto del mio percorso, da prendere, giocarsi e divertirsi.