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Paris Fashion Week: Chanel

scritto da Francesca Parravicini

La magia di Chanel non ha davvero limiti. Ogni volta è un emozione unica, un incantesimo: nel Grand Palais di Parigi prende vita un microcosmo che non è solo moda, è arte. Immaginate, un anfiteatro nell’angolo più profondo di una foresta quasi mitologica, la suite Daphni e Chloe di Ravel in sottofondo. Le modelle sfilano nel centro dell’orchestra, come gli antichi attori dei cori greci, non cantano con la loro voce, è la bellezza dei loro abiti che crea una melodia.
Make up e acconciature da belle epoque in versione dark, occhi nerissimi e piume tra i capelli, abiti impalpabili.
Un immersione nel bianco, colore luminoso per eccellenza, reso splendente da fili di lamè, su coats, tailleur e mini-abiti dalla linea dritta, con tasche e spalline ben in vista. Bottoni gold come piccole stelle. Il nero è elegante e formale, con il tocco di un papillon, il blu è profondo come l’oceano e ondeggia su abiti iper-femminili, sagomati sul corpo.
Pizzo. Pizzo a cascate, a contrasto con le linee quasi androgine degli abiti. Cuissardes con tacco basso (perchè Chanel è Chanel, niente trampoli) open toe o con punta a contrasto, in nero, bianco e argento. Pizzo sul classico e impeccabile tailleur Chanel che si rinnova ogni anno e persino su pantaloni a palazzo con blusa coordinata.
Momenti da sogno con gli abiti da sera. I fiori non saranno proprio originalissimi, ma rendono ogni cosa meravigliosa, viva. Stampe variopinte su abiti che cadono come kimono, fiori a rilievo, fiori stampati che sbocciano su gonne gonfie come boccioli, fiori che si fondono con pizzo e piume. Le linee sono sostanzialmente dritte e avvolgenti, come per il giorno, con qualche dinamico tocco di volume.

E alla fine, mano nella mano, chiudono lo spettacolo due spose, accompagnate da un bambino.
Risposta sottile e intelligente alle polemiche sui matrimoni gay, attuali in questi giorni in Francia.

 

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