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Mangiafuoco: recensione e commento sui documentari di RAI 2

scritto da Claudia Lisa Moeller

Mangiafuoco è una serie di documentari sul mondo dei giovani. Una prima puntata è andata in onda mercoledì 4 luglio e una seconda andrà in onda mercoledì 11 luglio. Sempre su RAI 2. Sempre alle 23.40 (e contate qualche abbondante minuto di ritardo).

Mangiafuoco, ovviamente, riprende il titolo da un personaggio della favola di Collodi “Pinocchio”. Come il burattinaio ingannava i bambini che poi venivano tramutati in asini, così la serie dei documentari (immaginiamo) vorrebbe raccontare le mirabolanti promesse che vengono proposte ad alcuni giovani ma che in realtà rovineranno le giovanissime vittime. Infatti in questa prima puntata si è parlato delle squadre giovanili di calcio, ovvero tutte le squadre e le scuole create ad hoc dove giovanissimi iniziano a calciare un pallone sognando di diventare un calciatore famoso.

I numeri, i pochissimi che verranno dati in tutta la trasmissione, dicono che un bambino su 5000 diventa calciatore. Potete, quindi, immaginare la competizione, gli interessi e i soldi che anche girano dietro questo mondo. Peccato che potrete solo immaginare queste cifre: durante la puntata non si parla mai di soldi. Quanti soldi, per esempio, ha versato un papà pentito di essersi fidato di un talent scout che aveva promesso di aiutare suo figlio a sfondare?

Cosa significa mandare il proprio figlio in Spagna per partecipare ad uno stage (oggi si chiamano così) del Real Madrid? Cosa costa e cosa comporta per una famiglia crescere un piccolo campione? E continua così il documentario con vaghe suggestioni del mondo marcio che circonda uno sport e il sogno, forse, di gran parte dei bambini italiani.

Se, comunque, volete farvi un’idea del fenomeno questo reportage di Repubblica di qualche anno fa vi darà qualche cifra.

Perché se prima si menziona durante la puntata di Mangiafuoco, ma senza mai dire a quanto ammonti il giro di affari delle giovanili di calcio, così passiamo a parlare della tratta di minori sequestrati da paesi per lo più africani e portati a giocare in Italia illegalmente. L’unico vago collegamento con quanto detto prima era che i bambini italiani devono competere, una volta diventati adolescenti e poi adulti, con il mercato di calciatori presi dall’estero. E qui le possibilità di entrare a giocare in un club di serie A si abbassano ancora di più.

Dunque dopo aver seguito la storia di un bambino siciliano, eccoci ora parlare di quelli che vengono importati (più o meno illegalmente) nel nostro paese. Quali siano le pene per chi sfrutta questi ragazzini, quanti giovani sono coinvolti in questo fenomeno non c’è dato sapere. Si menziona un caso specifico tra mille censure, perché l’indagato è ancora a processo. Così di nuovo siamo passati da un tema all’altro senza capire cosa succede sui campi di calcio popolati da bambini e adolescenti.

Così tra un bambino rapito, i sogni di un giovane italiano infranti da un talent scout in malafede ecco i consigli di Mancini. Chi ha talento va avanti, quindi non fatevi ingannare o pagate somme. Giocare e divertirsi sono le due parole chiavi per un buon calciatore. All’epoca (quando?) non c’era il business nel calcio e tutto era più onesto. Mancavano solo i treni arrivavano in orario ed eravamo a posto.

Chiudiamo questa prima puntata montata alla meno e peggio con la sconfitta dell’Italia contro la Svezia nel 2017. La voce della telecronaca è sbalordita, Buffon piange. Credo che il collegamento con quanto visto prima sia che le giovanili sono talmente mal gestite, un sordido e turpe giro di vite e affari che alla fine ci si dimentica di selezionare i più bravi giocatori da mandare a giocare per la Nazionale. Immagino sia questa la morale del documentario e mi chiedo se qualcuno abbia pensato a quali implicature un montaggio del genere diano seguito. Evidentemente no.

Comunque il problema di Mangiafuoco sono due. Il primo è che strizza l’occhio alla più famosa trasmissione d’inchiesta Report senza avere poi il coraggio di perseguire e denunciare i crimini e le magagne del mondo del calcio giovanile in questo caso. Dall’altro lato il nome richiama una famosa e vecchia trasmissione di ITALIA 1 (Lucignolo) anch’essa dedicata ai giovani e che era, in principio, nata come un approfondimento giornalistico. Proprio come finì la trasmissione di Mediaset così anche questa si lancia nei peggiori luoghi comuni e, pur mancando lo stile della telecamera ubriaca, conferma che il mondo del calcio giovanile è marcio ma i perché e i come rimangono vaghi e misteriosi.

Voto a Mangiafuoco? 5: la tesi c’è ma la dimostrazione di essa manca. Aspettiamo con ansia a questo punto la seconda puntata sul sesso per confermare lo stereotipo che le giovani di oggi sono tutte poco di buono. Luoghi comuni senza prove riproposti all’infinito: perché se chiami una trasmissione con un nome di un personaggio di Collodi, vuoi non usare poi come sigla introduttiva uno dei brani di Bennato tratti dal concept album basato su Pinocchio?

E tu cosa ne pensi di Mangiafuoco?