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Maneskin – Teatro D’Ira Vol 1: tutte le dichiarazioni in conferenza stampa

scritto da Alberto Muraro
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Si è tenuta questa mattina su Zoom (ahinoi, ormai ci dobbiamo fare l’abitudine!) la conferenza stampa di presentazione di Teatro d’Ira, il nuovo disco dei Maneskin!

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Damiano, Victoria, Ethan e Thomas ci hanno raccontato tutto, ma proprio tutto del loro nuovo album. Un progetto nato anche alla luce della loro esperienza all’estero, a Londra, dove sono cresciuti moltissimim umanamente e professionalmente.

I ragazzi, che ci hanno fatto ascoltare anche alcuni dei pezzi dell’album in anteprima, hanno risposto alle domande dei giornalisti senza filtri e troppi giri di parole. Ecco tutto quello che hanno rivelato!

La conferenza stampa dei Maneskin

Cosa rispondete a chi vi dice che non siete “abbastanza rock”?

Victoria: Non ci vogliamo incasellare, non vogliamo dire cosa è rock e cosa non lo è. Ovviamente non siamo i Led Zeppelin. Oggi in Italia non ci sono tanti ragazzi che suonano strumenti analogici e fanno musica come noi. Siamo cresciuti con i grandi gruppi, ok, però a noi non interessa se ci dicono che non siamo abbastanza rock.

Damiano: anche quando mi dicono che non faccio rock io continuo a mangiare, bere, dormire e fare la mia vita in modo molto regolare! Continuare ad avere un’indentità del genere nel mondo mainstream e portare un pezzo del genere a Sanremo e vincerlo…se non nè rock questo, cosa devo fare? Staccare la testa ai pipistrelli a morsi?

Fate tanto i “ribelli” però avete dovuto accettare che Zitti e Buoni venisse tagliata per Eurovision. Che opinione avete a riguardo?

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Damiano: Non ha fatto piacere dover cambiare il testo, siamo sinceri. Però dobbiamo fare un discorso di buon senso. Noi diciamo che in generale non ci facciamo cambiare e che la nostra strada è quella. Da regolamento, per Eurovision, è così, abbiamo dovuto seguire le regole, altrimenti ci avrebbero squalificato. Piuttosto che tenere una parolaccia nel testo, che trova il tempo che trova, abbiamo tagliato. Non abbiamo modificato la musica o la canzone. Sarebbe anche presuntuoso dire: “O mi tieni le parolacce o non partecipo!”. Siamo ribelli ma non scemi! Andare all’Eurovision con un brano del genere, è per noi un modo per farci vedere ad un pubblico europeo più ampio.

 

 

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E riguardo alla censura di certe sue foto su Instagram, Damiano ha precisato:

La foto cancellatadi Instagram? Che posso fa’? Io la posso anche rimettere, ma poi mi bloccherebbeo il profilo. Diciamo che non è così fondamentale tenere la foto dove mi tocco. Visto che con i social in qualche modo ci lavoro!

E adesso parliamo del disco!

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Ecco come Damiano e Victoria dei Maneskin hanno commentato il significato del disco:

Il disco si chiama Teatro d’Ira per Creare un contrasto fra il teatro che è la location dove tutto si svolge, e l’ira, che è il soggetto. Per far capire come il nostro impeto sia da collocare in qualcosa di positivo. La nostra non è un’ira costruittvia, ma deve essere un’ira catartica, che vuole cambiare le cose. Il nostro obiettivo è cambiato in seguito ad una maturazione in questi anni, abbiamo avuto esperienza di tour in Italia e all’estero. Abbiamo capito nei nconcerti qual era la nostra forma naturale. Abbiamo sperimentato tanto prima e non sapevamo bene quale fosse il nostro sound. Invece adesso abbiamo capito che quello che volevamo ottenere era questa crudezzan, voelvamo far sentire bene questi strumenti.

Damiano ha rivelato che I Wanna be Your Slave, scritta a Londra, è uno dei suoi pezzi preferiti:

Parliamo di un pezzo in inglese come I wanna be your slave, che credo sarà il pezzo che mi regalerà le mie prime denunce! La canzone ha un testo colorito. Vorrei che si andasse oltre la volgarità delle immagini descritte perché è un modo per esprimere con crudezza le sfaccettature della sessualità delle persone. Giochiamo sui ruoli perché è un modo per dire che una persona può essere entrambe le cose senza dover per forza scegliere. Poi la sessualità secondo noi è il lato della vita dove questa cosa si dovrebbe esprimere di più. Ci sembra inutile racchiuderka in scompartimenti.

 

Su Lividi sui gomiti i Maneskin raccontano:

In questo pezzo abbiamo voluto parlare tutto quello che c’è dietro al nostro lavoro. A volte si pensa che ci svegliamo un giorno, all’improvviso, e diventiamo miliardari, ma c’è tutta una parte di studio e di sacrifici importanti. Ci sembrava un modo giusto di descrivere questa cosa attraverso la musica.

Parliamo di Coraline. Chi è Coraline? Ecco la storia del pezzo:

Non vorrei che si pensasse che è la storia di un uomo cavaliere che salva una principessa. Non c’è un lieto fine in questa favola. Spesso nella vita non c’è. Ho voluto parlare una situazione di vita reale. Vorrei che non si pensassem male, è l’appassimento di questa ragazza, un guore stupendo, il cavaliere è un semplice psettatore inerme di quello che succede. Questo pezzo è come un film, ci siamo permessi di sperimentarci dentro. C’è una struttura molto strana. Si tratta di una storia vera di cui però non vorremmo parlare ora.

Paura del buio di che cosa parla?

La musica può risucchiarti le energie e “ansiarti” un sacco. il testo parla del rapporto conflittuale dell’artista e la musica.  Anche questo pezzo è molto giocoso e pazzo. Anche questo pezzo ha una struttura e delle sperimentazioni particolari, è partito tutto da un arpeggio di Thomas. Ecco uno dei motivi per cui non vediamo l’ora di tornare a suonare dal vivo.

Damiano, a fine conferenza, ha poi voluto mandare un importante messaggio per tutti i giovani, fan e non,

Vedo che i giovani sono sempre più informati. Sono sul pezzo su quello che succede su tutte quelle categorie della società che sono state per troppi anni nascoste sotto al tappeto perché minoranze o perché troppi ingombranti. La nostra generazione si sta tanto interessando a questa cosa anche perché si sente tanto rappresentata. Tanti tagazzi vediamo che si sanno piu aprendo sia a livello comunicativo ( si parla di piu certe cose( e anche a livello pratico.

Tanta gente si sta liberando di preconcetti con cui vieni educato. Sei un maschio in teoria giochi a pallone, ti metti i jeans e ti piacciono le donne, non è per forza cosi, tendenzialmente. Anzi non deve essere per forza così. E tanta gente se ne sta accorgendo, più se ne parla, più se ne parla nel modo giusto più sarà probabile che un giorno non ci sarà bisogno di parlarne finché diventerà, speriamo,  la nostra nornalitò. Più che quello che ci aspettiamo è la nostra speranza per le nuove generazioni.