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Intervista a NESLI per Gingergeneration

scritto da admin

Abbiamo chiesto a Nesli di parlarci di lui. Siamo curiosi di sapere che tipo sia, di scoprire qualcosa di più del suo rapporto con la musica e non solo.
 
Allora Nesli, raccontaci un po’ di te. Se non avessi fatto il cantante oggi chi saresti?

Bella domanda… Un debosciato sicuramente. Uno che tirerebbe a campare, a sopravvivere. Sai, faccio fatica a sottostare al potere, non rispetto le regole. Sicuramente mi sarei inventato qualcosa ma non sarei un dipendente.

Che cos’è per te l’hip hop?
Nel mio caso specifico è la salvezza. È una cultura che mi ha cresciuto, accompagnato in tutti i suoi aspetti, non solo musicale, come quello visivo con i film, nella moda. Per me è un modo di concepire la vita, un filtro attraverso cui sentire quello che mi circonda.

In apertura del tuo singolo “Riot” hai scelto una frase che ci ha molto incuriosito, potremmo dire che ha qualcosa di rivoluzionario: "Se c’è una cosa che odio è il rap negativo: quando lo ascolto divento cattivo"…
Vuole essere un affronto all’apertura del disco di Fibra. Possiamo dire che sia una “figurina”, un’apertura che desse l’idea del mio rap in una sola frase. Intendiamoci, dietro al “positivo” non c’è la filosofia del “sole, cuore, amore” ma un rifiuto della violenza gratuita in cui spesso neanche chi la canta ci crede. Sono ipocrisie. Io non sono né bianco né nero ma grigio e contaminato. E odio le facciate.
 
Quali sono le influenze maggiori che hai assorbito da artisti di altri generi?
Sai sono un produttore e ascolto veramente tutti i generi. Ho una passione smodata per il pianoforte e adoro le colonne sonore dei film ma profondamente ho un’anima rocchettara. Quando era uscito Eminem mi rivedevo fortemente in lui come portavoce di musica rock e insieme di un rap proveniente da una cultura diversa da quella nera. Anch’io cerco di farlo, di mischiare quello che mi piace come le chitarre del primo album degli Starsailor, il piano di Einaudi o i bassi dei Placibo. Mi accusano di fare un rap non troppo rap ma non ci faccio caso, cerco di cantare qualcosa che mi appartenga e non brutte copie.

Tuo fratello canta insieme a te nel tuo disco “Fratelli Bandiera”. Che rapporto c’è tra voi?
Nella musica sono entrato con lui e grazie a lui. Sarebbe più giusto dire che abbiamo molti “rapport-i”, al plurale. Siamo fratelli di sangue, non per modo di dire come si usa nel nostro ambiente, ma profondamente. Siamo amici, soci, e avendo molte sfaccettature è un rapporto anche complicato. È la mia famiglia itinerante. Ovunque sono, se c’è lui, mi sento a casa.

Se il tuo ultimo album fosse un film che genere di film sarebbe?
Visionario, come Donnie Darko.

Su una scala da 1 a 10 quanto conta per te:
la famiglia
Dieci

la religione
diciamo… Sette…

la politica
anche qui … Sette

…Sei diplomatico
Si, a volte mi chiamano così, “il diplomatico”, credo che sia un’arma che fa la differenza.

Che cosa speri per la tua carriera musicale, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Vorrei affermarmi come cantautore prima che come rapper. Vorrei essere il mio produttore oltre che di altri, e completarmi: scrivere, cantare, collaborare ad altri lavori. 

In bocca al lupo Nesli!