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Hunger Games – Recensione del film

scritto da Laura Boni

La speranza è l’unica cosa più forte della paura. Il film più atteso di questa stagione cinematografica è finalmente arrivato nelle sale italiane, dal 1 maggio, nonostante l’imperdonabile ritardo di quasi un mese rispetto al resto del mondo. Quando ho letto per la prima volta Hunger Games, ho impiegato meno di 24 ore, ero talmente presa dalla storia che mi sono dimentica di scendere alla mia fermata in metropolitana e ho passato la notte insonne perché non sono stata in grado di chiudere il libro finché non fosse finito. La trilogia di Suzanne Collins è riuscita a conquistare talmente tanti lettori in giro per il mondo, e non solo nella fascia young adult nella quale l’editoria l’ha confinata, che è difficile per un film mantenere le aspettative. Gary Ross ci sarà riuscito?

Happy Hunger Games:

In un mondo futuristico e post apocalittico, è nato lo stato di Panem, sulle rovine degli Stati Uniti ormai devastati dalle guerre. Presieduto dalla faraonica Capitol City, Panem è diviso in 12 distretti, ognuno caratterizzato dall’attività che svolgono i suoi abitanti; per mantenere il controllo sui distretti la capitale organizza ogni anno un sanguinario reality show, gli Hunger Games, i giochi della fame. Ogni distretto deve offrire due tributi, un ragazzo ed una ragazza tra i 12 e i 18 anni. Uno solo ne uscirà vincitore. Nel povero e sconsolato Distretto 12, vive la ribelle Katniss, interpretata dalla candidata all’Oscar Jennifer Lawrence, che come tutti gli altri si prepara a scoprire quale sarà il suo destino: solo due nomi verranno estratti e uno di loro potrebbe cambiarle la vita. Dalle prime immagini del film, il Distretto 12 prende vita esattamente come me l’ero sempre immaginato nella mia mente e le scelte registiche catapultano lo spettatore nel dramma degli abitanti di Panem. Gary Ross, infatti, sceglie di sottolineare l’angoscia della preparazione agli Hunger Games con il silenzio, un assordante silenzio che ti penetra dentro. E’ l’assenza di musica ad enfatizzare l’urlo di Katniss quando si offre volontaria per salvare la vita della sorellina. Nonostante il doppiaggio italiano abbia completamente ucciso l’intesintà straordinaria che Jennifer ha reso in lingua originale. E’ sempre il silenzio totalizzante a rendere ancora più drammatico dire addio ai propri cari e lo smarrimento di quando vengono catapultati verso un malaugurato destino. Tutta la prima parte del film ti porta su delle montagne russe emotive insieme a Katniss e Peeta (Joah Hutcherson), che con l’eccentrica Effie (Elizabeth Banks) e il mentore Haymicth (Woody Harrelson), tentano di fare colpo sul pubblico della capitale; sono questi spettatori assetati di spettacolo, infatti, che tifano, scommotteno e soprattutto possono influenzare le sorti del gioco. Perchè, come è chiaro sin dal primcipio, solo uno sopravviverà.

Contro:

I problema principale di questo film, però, è che appiattisce completamente le sfumature dei personaggi e le dinamiche dei rapporti tra di loro. Quelli ad esserne più danneggiati sono Peeta, nonostante l’ottimo lavoro di Josh, al quale vengono tagliate le scene più importanti e che definiscono il suo spessore caratteriale, le scelte e il rapporto con Katniss, fondamentale per il continuo della storia, e il mentore Haymitch , targato solo come un alcolista menefreghista, senza soffermarsi a capire il dramma di un uomo, unico vincitore della storia proveniente dal Distretto 12 e che ogni anno porta due ragazzi a morire nell’Arena. In tutta la seconda parte il film si appiattisce, bombardando il pubblico con una successione rapida di eventi nell’Arena: i tributi muoiono troppo velocemente, uno dopo l’altro, in corsa fino al finale, lasciato aperto come è giusto che sia, ma privato di qualsiasi enfasi.

Pro:

Detto questo, però, Hunger Games vince grazie alla scelta di un cast perfetto e di alto livello: iniziando con i due protagonisti completamente in parte, in particolare la Lawrence che forse riesce a rendere la sua Katniss più amabile di quella letteraria. Geniale Stanley Tucci nei panni dell’inquietante presentatore tv e Donald Sutherland butta le basi per la crescita del suo cattivissimo Presidente Snow. Inoltre, a parte i tagli nella trama, sono interessati le modalità scelte dagli sceneggiatori per colmare i buchi della narrazione dati dal passaggio da un libro raccontato in prima persona all’occhio esterno della telecamera: la spiegazione delle regole del gioco, i flashback per raccontare la storia di Katinss, anche se si perdono per strada molte cose.

Hunger Games soffre della piaga che affligge tutte le trasposizioni cinematografiche: le aspettative dei lettori. Chi ha letto il libro, alla prima visione, non riesce ad essere distaccato e si sofferma sulle differenze, su cosa è stato sacrificato o su chi è stato tagliato. Se qualche fan di Harry Potter è uscito completamente soddisfatto dopo aver visto per la prima volta uno dei film alzi la mano… Non credo ne esistano. Sicuramente bisogna dire che, nonostante i problemi nella seconda metà, Hunger Games è un bel film, molto fedele al libro, visivamente in linea con la descrizione letteraria e soprattutto ben interpretato. E queste sono ottime basi sui far sbocciare una trilogia che sicuramente lascerà il segno.

 Vi è piaciuto Hunger Games? Avete letto il libro e come avete trovato la trasposizione sul grande schermo?

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