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Gli Urban Strangers presentano il nuovo disco U.S.: ecco la nostra video intervista!

scritto da Alberto Muraro

Il prossimo venerdì 7 settembre arriverà nei negozi e negli online store U.S, il secondo attesissimo disco degli Urban Strangers. L’album, anticipato dal singolo Non andrò via, è il primo vero esperimento del duo campano in lingua italiana ed è profondamente diverso dal precedente, lo sperimentale Detachment.

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Gennaro e Alessio hanno scelto di puntare per questo nuovo progetto su sonorità nuove, indubbiamente più immediate e di stampo r&b, un genere da sempre a loro molto caro. Il disco è stato per loro una sorta di terapia, oltre ad un indubbio rischio, che hanno però scelto di correre senza farsi spaventare.

Noi di Gingergeneration.it abbiamo avuto modo di scambiare due battute con gli Urban, che ci hanno raccontato tutti i dettagli di un album del quale sembrano essere particolarmente fieri. Ecco tutti i dettagli sull’album, commentati dai due artisti!

Guarda la video intervista di Ginger agli Urban Strangers:

Com’è stato il passaggio dalla scrittura in inglese a quella in italiano?

ne abbiamo parlato con il nostro produttore, con le persone intorno a noi sul provare a farlo in italiano. L’abbiamo preso come una grossa responsabilità, necessitava un certo tipo di lavoro. Fino a che siamo arrivati sulla prima canzone Non so, ci è piaciuto tantissimo quello che stavano facendo, lavorando in italiano abbiamo scoperto un mondo diverso, sia come autori sia come musicisti.

Poi ci ha messo di fronte ai nostri pensieri in modo palese e in modo molto più diretto. All’inizio abbiamo avuto problemi, ma ci siamo riconosciuti subito in italiano. Cantare in inglese vuol dire recitare una parte, imitare qualcosa che non fa parte delle tue radici, della tua storia. Ti porta lontano dal tuo io. Con l’italiano ci sentiamo molto più a contatto con noi stessi.

Vi è venuto in mente anche di cantare in dialetto?

Penso tu stia facendo riferimento al progetto Liberato. La scelta di mescolare la trap o l’r&b con il napoletano ci è molto piaciuta molto, però noi non lo parliamo molto in dialetto. Sarebbe strano cantare in napoletano per noi.

Quindi mi pare di capire che non siete voi Liberato vero? Lo stile alla fine è simile!

Forse si, chi lo sa? No in realtà no, anche se fosse stato pensi che te l’avremmo detto?

A chi state parlando in queste nuove canzoni?

Gennaro: Alcune volte per creare un dialogo, o parlo a me stesso, facendo finta che io sia un’altra persona, oppure nasce una canzone come se fosse un dialogo fra noi due. Oppure nel caso di I sensi e le colpe parliamo di storie, ci riferiamo a dei punti di vista diversi in una relazione. In realtà dipende dai casi: crediamo che esporre un concetto rende poi il concetto reale e riesci a renderti conto di quello che stai pensando.

Quindi la vostra musica è come un’analisi? In pratica è come se con l’album aveste risparmiato di psicanalista!

Si certo! Abbiamo imparato molto di noi stessi scrivendo questo disco, approfondendo lati di noi che non conoscevamo.

C’è una canzone a cui siete particolarmente legati?

Gennaro: In questo disco abbiamo un legame molto più forte con i pezzi rispetto al precedente, è un prodotto molto intimo. Unico ricordo è per entrambi una canzone che mi fa pensare a molte cose di noi, c’è una parte teatrale e quasi recitata, anche il testo è importante, poter pensare che un ricordo può restare per sempre ha un bel peso nella tua testa. Poi anche un pezzo come Non So mi piace molto, ci ho riflettuto molto, abbiamo voluto mandare un messaggio ben specifico. Vedo molti adolescenti che vivono con l’ansia, vedo una depressione generale negli adolescenti di oggi. Anche io ho vissuto quest’ansia, non riuscire a capire da dove viene questa paura, poi c’è  il fatto di sentirci esclusi anche se siamo sempre in contatto con gli altri. Spesso in realtà ci troviamo noi, da soli, con le nostre ansie e le nostre paranoie.

Voi come vi collocate di questo contesto di cui parlate?

Gennaro: io soffro d’ansia dal 1995 😉 Dal primo giorno! Ho passato un periodo in cui ero schiacchiato da questa cosa, non riuscivo a gestirla e avevo paura di tutto quello che c’era intorno a me. Adesso sto nella fase in cui mi sto riprendendo. Analizzarsi tanto è fondamentale per uscire da questo tipo di paura.

Alessio: pur non soffrendo d’ansia, la musica mi ha aiutato a scavare in me stesso, vale un principio simile anche per me.

 

Sentite di vivere questa nuova fase come rischio?

Inizialmente si, abbiamo avuto paura di  correre un rischio, appena cominciato però eravamo carichi. Se i fan lo percepiscono come un rischio  noi abbiamo il dovere di dimostrare loro che non abbiamo paura di rischiare. Siamo abituati alla possibilità di trovarci di fronte alla novità, la novità alla fine è eccitante no?

Una fan sul nostro profilo Instagram ci ha chiesto se avete voglia di sbagliare o preferite evitare?

No, noi vogliamo rischiare e sbagliare. Facciamo questa domanda proprio per capire se anche gli altri, come noi, abbiano voglia di mettersi in gioco.

Quand’è stato il momento in cui avete capito che la musica era la vostra strada?

Gennaro: io ho lasciato la scuola a 18 anni (sono anche stato bocciato), sapevo già in quel momento quello che volevo fare “da grande”

Alessio: io, una volta diplomato al liceo, mi sono chiesto “cosa faccio”? Sentendo dentro di me la musica più di ogni altra cosa, non ho avuto dubbi su quello che sarebbe stato il mio futuro.

Che tipo di rapporto avete con i fan? Qual è stata la più grande pazzia che hanno fatto per voi?

I fan riescono SEMPRE a stupirci. La cosa più pazza che hanno fatto è stata tatuarsi le frasi che abbiamo scritto sulle loro braccia. Direi che questo basta e avanza. Abbiamo una fan che si è tatuata il testo di una nostra canzone, anche piuttosto lunga, su tutta la schiena! La cosa mi ha scioccato, ovviamente in positivo: deve aver fatto un gran male!

Che cosa vi aspettate da U.S degli Urban Strangers?