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Intervista a Richard Jones degli Stereophonics

scritto da admin

Stereophonics, una band sempre sulla cresta del successo mondiale

Intervista realizzata da Pillbox

Una chiamata da Londra e dall’altro capo del telefono parla Richard Jones, bassista degli Stereophonics, band gallese dalla luminosa carriera. A breve saranno nuovamente in Italia a promuovete il loro ultimo album Language, sex, violence, other? E per due anni se ne staranno in giro in tour.
Parliamo del DVD Rewind (durata 4 h), al primo posto delle classifiche inglesi, che rivisita tutta la storia degli Sterephonics e cerchiamo di scoprire cosa c’è dietro il loro incredibile successo.

Qual è il momento migliore che hai potuto rivivere guardando il DVD Rewind?
I momenti migliori sono stati gli show dal vivo. Perché credo che per un band il momento più esaltante sia il confronto con il pubblico e sentire il supporto dei propri fan. È la cosa che in assoluto preferiamo.

Il momento peggiore?
Il momento più difficile è stato quando ci siamo divisi, perché nonostante fossimo amici da molto tempo e suonassimo insieme da quindici anni a un certo punto sono venute a galla diverse priorità all’interno della band. Ad ogni modo queste difficoltà sono state superate permettendoci di diventare, si spera, persone migliori.

Sono convinto che sia andata così, lo dimostra il successo che state avendo con il doppio DVD che è ai vertici delle classifiche in UK.
Durante i vostri innumerevoli tour dove avete trovato il pubblico migliore?
Il pubblico migliore è quello delle persone che ci hanno supportato fin dall’inizio. Infatti suonare davanti a loro è la cosa che ci dà più emozione. Ma anche in Australia e in Giappone siamo stati accolti da un pubblico fantastico al quale siamo stati in grado di comunicare il nostro messaggio fino in fondo, ossia, vivi intensamente. Poi essere riconosciuti fin laggiù ci ha fatto prendere coscienza del fatto che stavamo facendo qualcosa di buono e che quindi la nostra musica veniva apprezzata davvero da molte persone.

Ci sono altri ricordi legati al vostro tour, per esempio in Italia?
E’ stato entusiasmamene suonare all’Heineken Jammin’ festival insieme alle altre band e davanti a un pubblico coinvolto al cento per cento durante le varie performance.
Con noi si sono esibiti i Crash e i Sigurros con i quali abbiamo instaurato anche un bel rapporto. L’Heineken festival è un evento che ti permette di allacciare anche rapporti professionali con altri gruppi. Mi ricordo che durante il festival  il clima era così favorevole che, essendo noi particolarmente ispirati,  anche il pubblico, accorgendosene, ha risposto in maniera eccellente seguendoci alla grande. Infatti speriamo di tornare in Italia al più presto, magari proprio all’inizio del nuovo anno.

Chi vi ha ispirato agli albori della vostra carriera?
Siccome noi della band avevamo tutti fratelli più grandi all’inizio ascoltavamo i dischi che trovavamo in casa a quei tempi. Importanti sono stati i Nirvana, i Sound Garden e tutti coloro che hanno partecipato al fenomeno del grunge! Ma anche i grandi classici come Jimi Hendrix, i Credence Clearwater  Revival, diversi musicisti soul in generale e questo ti dà sicuramente un buon background da cui partire.

Secondo te cosa significa fare della buona musica? Oggi dove dobbiamo andarla a cercare?
È molto difficile risponderti. La musica è qualcosa di molto personale. C’è chi con la musica vuole viaggiare e chi invece vuole sentirsi raccontare una storia. L’importante, credo, è che ti trasmetta qualcosa. Dal nostro punto di vista noi cerchiamo di divertire il nostro pubblico e non siamo per nulla coinvolti in particolari battaglie politiche. Vogliamo fare musica, possibilmente di quella buona e questo ci basta.

Che consiglio daresti a chi sta muovendo i primi passi nel mondo della musica, magari ad una band, che come avete fatto in passato voi, sta cercando di farsi conoscere?
È fondamentale rimanere coerenti con se stessi, non seguire una particolare moda o tendenza, ma essere motivati e avere una sconsiderata passione per la musica. Che è poi quello che abbiamo fatto noi, che se anche non fossimo diventati quello che siamo oggi, avremmo continuato a fare le stesse cose come band. Essendo poi questa la cosa che ci tiene uniti.

Che cosa avresti fatto se no fossero esistiti gli Stereophonics?
Mi sarei lanciato nella carriera circense.

Saresti stato comunque uno showman!
Esattamente.

Qual è band o l’artista che preferisci al momento?
È un momento felice secondo me per la musica. Mi piace molto l’album dei Depeche Mode. Comunque ascolto un po’ di tutto.

Cosa c’è nel futuro della band?
Ora affronteremo il lancio del nuovo album. Al momento siamo quindi impegnati a mettere insieme i pezzi. Poi per i prossimi due anni saremo in giro a promuovere l’album. Credo che andremo avanti fin quando saremo concentrati in quello che facciamo, finché ci divertiremo e riusciremo a fare della buona musica.

Cosa fa una rock star quando non ha nulla da fare? Come si diverte?
Suonando uno strumento cerco sempre di migliorarmi. Così ho spesso il mio strumento tra le mani, ascolto molta musica e cerco ispirazione da tutte le cose che mi stanno attorno.

Ok, quindi per passare il tempo ascolti musica e suoni il basso.
In realtà il mestiere del musicista è fantastico per questo: mentre suoni o ascolti musica puoi dire che stai lavorando o cercando di trovare nuovi stimoli.

(la risata è condivisa da entrambi gli interlocutori, ndr)
Essendo così anche a me piacerebbe essere una Rock Star e invece sono qua che scrivo per Pill Box…
Non ti preoccupare c’è sempre tempo per diventare una rock star. Prendi per esempio i Buena Vista Social Club, loro hanno saputo aspettare e alla fine hanno dato un grandissimo contributo alla musica.

Tra gennaio e febbraio del 2008 gli Stereophonics saranno in Italia con il loro nuovo tour e noi saremo qua ad aspettarli e pronti a ballare le loro canzoni. Non avete idea di quanto sia stata divertente questa intervista. Immaginate uno che ha imparato l’inglese in Asia e una rock star gallese che si sentono alle dieci di un lunedì mattina. Totò e Peppino al confronto possono essere considerati dei principiati. L’importante è la partecipazione.

Guarda il video di “Dakota”

 

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