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GingerGeneration.it intervista Jain: “nella mia musica i suoni dell’Africa e il French touch di Parigi”

scritto da Alberto Muraro

Jain è minuta ed aggraziata, è un po’ la classica ragazza francese che potresti trovare seduta fuori da una brasserie di Parigi a sorseggiare del buon vino rosso con una sigaretta in mano. Non è mai scostante nei confronti dei giornalisti, ma risponde nel modo che più si addice alla più elegante delle ragazze francesi (ne ho conosciute tante!), poche parole ben calibrate, rari sorrisi, ma tanti aneddoti sul suo primo sorprendente disco d’esordio Zanaka, che nella lingua ufficiale del Mozambico, il malgascio, significa bambino.

jain

La musica dell’artista francese, nata a Tolosa e globettrotter a causa del lavoro del padre, prende in effetti una grossa ispirazione dai suoni dell’Africa dove ha vissuto per diverso tempo: come lei stessa ci ha raccontato nell’intervista concessa qualche ora fa a Milano, il suo stile tende ad essere gioioso e allegro ma con un forte interesse a quello che succede nel mondo e ai grandi artisti di un tempo, come Janis Joplin, Nina Simone, Miriam Makeba (alla quale ha dedicato un pezzo stupendo e carico di emozioni all’interno del disco) che nei loro testi, per un motivo o un altro, non parlavano certo di arcobaleni e orsetti gommosi.

L’Africa nera e i suoi suoni (batterie e tamburi su tutti) non sono però l’unica fonte di ispirazione musicale per Jain, che vivendo a Parigi di recente ha ovviamente fatto suo quel french touch elettronico irresistibile che ha fatto sfondare nel mercato musicale colleghi del calibro dei Daft Punk; è proprio nella capitale francese, inoltre, che l’artista si trova a vivere in quel maledetto 13 novembre 2015, un’occasione terribile (anche una sua amica venne ferita negli attentati dell’IS) che le ha fornito l’ispirazione per scrivere un pezzo inedito, Paris, che forse avremo il piacere di ascoltare a breve.

Se Jain diventerà la nuova Edit Piaf (anzi, no, voliamo più basso, fermiamoci a Yelle) solo il tempo ce lo potrà dire: per il momento l’unica certezza che abbiamo è che a soli 24 anni è riuscita a portare un po’ di freschezza in un panorama francese electro-centrico, grazie ad una voce dal timbro particolare e una grossa voglia di parlare di tutt’altro rispetto al solito stereotipo sole-cuore-amore.  Un grosso in bocca al lupo anzi, ancora meglio, bon courage.