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Florence and the Machine a Milano: la recensione del concerto

scritto da Francesca Parravicini

Ho aspettato un paio di giorni per scrivere questa recensione, lo ammetto: dovevo riprendermi da tale meraviglia.
E definire questo concerto una meraviglia è dire poco.
Un vera e propria cerimonia, in bilico tra vita e morte, gioia e tristezza, luce e ombra: chi conosce lo stile dei Florence and the Machine sa di cosa sto parlando!
Ma andiamo con ordine.

The Dog Days are Over for Milan

Dopo una fila interminabile, tra canti sfrenati, batticuori e qualche panino (bisogna pur mangiare, insomma) alle 19.00 i cancelli del Mediolanum Forum di Assago si spalancano e una miriade di Flows (fan di Florence) si fiondano dentro a tutta manetta.
Tempo un’ora e l’arena è stra-piena, con le tribune assiepate e un parterre stipato. Tantissime red-head nel pubblico, compresi sei baldi fanciulli rosso-parrucati.
Su un palco ancora spoglio salgono gli Spectrum, band indie-rock dall’impeccabile look vintage e dal suond travolgente (ascoltateli, ve li stra-consiglio) che scaldano ben bene il pubblico. Intorno alle 21.00 si riaccendono le luci e parte un irritantissima base reggae che sembra non finire mai.
Lo staff prova gli strumenti, scopre l’arpa dei Machine, rimasta in un angolo sotto un telo (e tutti urlano), scoperchia un’incredibile scenografia in stile art noveau e passa l’aspirapolvere.
Sono le 21.30 l’atmosfera è elettrica e l’irritantissima musichetta reggae non sembra voler finire.
Finalmente alle 21.45 le luci si spengono e lo spettacolo inizia.
Parte l’inconfondibile intro di Only if for a Night e il gruppo, la Machine (e che gruppo) prende posto.
E poi entra lei.
Una musa di Klimt, una dama pre-raffaellita, Florence entra avvolta in un lungo abito Gucci color borgogna, con gonna plissé, maniche a sbuffo, e apertura mozzafiato sulla schiena.
Con gli inconfondibili capelli rossi raccolti in una treccia a mò di chignon e i piedi nudi, Florence si avvicina al microfono e inizia a cantare.
E il pubblico esplode, invaso dall’amore cosmico.
Flo canta solenne e poi si scioglie, corre, saltella da una parte all’altra del palco, batte le mani, è un uragano, un fiume in piena, butta fuori una voce che sembra arrivare dai confini di un altro mondo, potentissima, nitida, ma così dolce e timida quando parla.
Anche quando sbaglia l’attacco di Heartlines, confondendo le strofe, si ferma ridacchiando e il pubblico non può che ridere con lei e adorarla.
Quasi due ore di concerto, con i brani dei due album Lungs e Ceremonials, dalle immancabili Cosmic Love e You’ve Got the Love (arrangiamento da favola) fino alle meno note (ma sempre splendide) Lover to Lover e All This and Heaven Too. Assolutamente inedita, una versione acustica di Sweet Nothing, la hit dance creata con Calvin Harris, così bella da far piangere.
Con Shake It Out e Dog Days are Over, Florence conclude in un puro delirio di gioia un concerto già perfetto e come è entrata se ne va, correndo via come un folletto.
Usciamo dal Forum un po’ tristi ma pieni di felicità, con tanti piccoli pezzetti di cuore tra le mani.

P.S. grazie a Angelo, Giacomo, Gianluca, Gloria e Valeria, i miei fantastici compagni concertari, per una giornata colma di happiness!