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Sanremo 2018: cosa dobbiamo aspettarci da questo festival?

scritto da Claudia Lisa Moeller
sanremo 2018

In questi giorni stanno iniziando a circolare gli spot per Sanremo 2018. Le pubblicità ci danno già qualche idea di come sarà questo Festival.


Analizziamo il primo spot. Claudio Baglioni è vestito come un imbianchino. Arriva davanti ad un muro. Su di esso vi è l’ossatura di un arcobaleno. Lo spettatore banale e prevedibile pensa che Claudio lo colorerà, invece no: monello e birbante scrive con il rosso e il blu il numero 68. Come mai? L’edizione che vedremo sui nostri schermi è la 68° edizione del Festival e celebrerà, ricorderà e vorrà rendere omaggio al famoso anno del secolo scorso.

In realtà, come già lo spot ci mostra, non ha nulla di fantasiosa l’azione ribelle dell’imbianchino Claudio. Innanzitutto da subito entra in scena con due colori che noi non vediamo, ma i secchi sempre due sono. L’arcobaleno ha 7 colori, ma quello proposto dalla RAI ne ha solo 4 contando gli archi predisegnati. Allora che dobbiamo intendere?

Quanto vedremo, ovviamente non è un documentario e forse sarebbe un po’ presto per parlare del’68-69 senza pregiudizi da uno o l’altro lato, sarà la solita semplificazione culturale. Il ’68 già con questa idea dell’arcobaleno ci fa pensare che andremo in direzione hippy – Woodstock, riducendo il ’68 ad una delle manifestazioni culturali in giro in quegli anni.

In più la natura sovversiva e dirompente è ovviamente infranta da una scelta di un cast che non ha niente di “pericoloso”. Si veda la scelta di Michelle Hunziker già apparsa a Sanremo al fianco di Pippo Baudo nel 2007, la cui presenza è ricordabile per il cachet all’epoca esorbitante e per una gaffe osé linguistica. Segue poi l’attore Pierfrancesco Favino sul palco perché da qualche anno va di moda il valletto uomo, o meglio (perché nessuno si offenda, anche se per le donne è stato accettato per anni l’etichetta) il co-conduttore. In più ci chiediamo come mai in un’edizione che dovrebbe esaltare un’epoca storica che ha modificato la società e i costumi si siano scelti tre protagonisti non proprio giovanissimi e che con il periodo storico in questione, a parte Claudio Baglioni che festeggia quest’anno cinquant’anni di carriera, poco ci azzeccano. Anche come attività professionale: in che senso potremmo pensare che i due co-conduttori siano esponenti di un momento così rivoluzionario?

Tra l’altro proprio Favino e Hunziker dipingono nei contorni un arco blu e uno giallo. Nulla di più sconfortante nel vedere qualcuno elogiare il ’68 rimanendo negli schemi e nei limiti tracciati dagli altri e colorare per benino e precisamente dentro i contorni.

In più stupisce la seconda batteria di spot per ricordarci che Sanremo sta arrivando. Claudio Baglioni va a lezione da alcuni suoi predecessori. Intervista e chiede delle dritte a Pippo Baudo (1968, 1984, 1985, 1987, 1992, 1993, 1994, 1995, 1996, 2002, 2003, 2007, 2008), Fabio Fazio (1999, 2000, 2013, 2014) e Carlo Conti (2015, 2016, 2017). Stranamente l’amico fraterno e collega Gianni Morandi, che ha condotto due Sanremo, non appare nella serie di spot.

Di nuovo ci chiediamo come un’edizione che vorrebbe omaggiare il ’68 possa pretendere di essere credibile se si mostra come fedele alla tradizione e ossequiosa delle convinzioni altrui. Pare, insomma, da questi spot che Sanremo nonostante lo slogan “la fantasia al potere” (ormai banale come la tinta dei capelli blu) sarà molto più tradizionalista e standard del solito. Come d’altronde non è mistero che, con buona pace di Vasco Rossi, il rock a Sanremo non è mai sbarcato e rimane ancora oggi una kermesse dal sapore antico, nostalgico e ancora fermo ad un’Italia da anni ’50 nell’animo.

In più l’edizione non è mai stata così vecchia. I conduttori non sono proprio di primo pelo e i cantanti, e perfino i cantanti presi dai talent superano (Annalisa con 32 anni) o sfiorano gli -enta (The Kolors, i membri si aggirano sui 28 e 29 anni). Più che un’edizione sbarazzina e irriverente degna del ’68 si prospetta un’edizione da borsa d’acqua calda ricordandosi come era bello essere giovani e spericolati ai tempi.

In un paese oggi come non mai immobile sarebbe stato più indicato Pippo Baudo: c’era nel 1968, c’è ancora nel 2018.

E tu cosa pensi che ci dobbiamo aspettare da questa edizione di Sanremo 2018?