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Judas and the Black Messiah: la recensione del film candidato agli Oscar

scritto da Federica Marcucci
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Candidato a 6 Premi Oscar, tra cui Miglior Film e Miglior Attore non Protagonista Judas and the Black Messiah è una storia sul tradimento e sul potere che le scelte dei singoli hanno sulle vite di molti.

Diretto da Shaka King, il film è disponibile on demand sulle principali piattaforme dal 9 aprile.

La trama del film

L’informatore dell’FBI William O’Neal (LaKeith Stanfield), è infiltrato nel partito delle Black Panther dell’Illinois con l’incarico di tenere d’occhio il loro carismatico leader, il Presidente Fred Hampton (Daniel Kaluuya). Ladro di professione, O’Neal sembra divertirsi a correre il rischio di manipolare sia i suoi compagni che il suo “supervisore”, l’Agente Speciale Roy Mitchell (Jesse Plemons). L’influenza politica di Hampton è in forte ascesa proprio quando incontra e si innamora della sua compagna di rivoluzione Deborah Johnson (Dominique Fishback). Nel frattempo, nella mente di O’Neal prende vita un dilemma. Si allineerà alle forze benevole? O contribuirà ad affossare Hampton e Le Pantere con ogni mezzo, come comanda il Direttore dell’FBI J. Edgar Hoover (Martin Sheen)?

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Riscatto o tradimento?

Il titolo del film, Judas and the Black Messiah, riesce a riassumere con una metafora perfetta il senso della storia: paragonando il tradimento di William O’Neal ai danni di Fred Hampton a quello di Giuda nei confronti di Gesù.

Dopo l’uccisione di tutti i leader pacifisti della generazione precedente, sul finire degli anni ’70 le Pantere Nere sembrano rappresentare infatti l’unico movimento capace di rappresentare e tutelare gli afroamericani impegnati nel movimento dei diritti civili.

Politicizzato, arrabbiato e senza dubbio bellicoso, il movimento delle Pantere Nere vede nel leader di Chicago Fred Hampton la propria speranza per il futuro. Un personaggio scomodo, da eliminare a tutti i costi. Entra così in gioco William O’Neal, un afroamericano che vive di espedienti, che non ha niente da perdere e che, soprattutto, sembra essere totalmente estraneo alla questione dei diritti civili. L’esca perfetta per far cadere Hampton nel tranello dell’FBI.

Il film di Shaka Jones ricorda moltissimo il kolossal di Spike Lee Malcolm X, una figura che, non a caso, ritorna più volte nel corso della storia.

Judas and the Black Messiah è un’epopea che ricostruisce minuziosamente i fatti accaduti, avvalendosi anche di filmati d’epoca, senza giudicare ma mettendoci nella condizione di ragionare, di capire. Questo può essere a tratti difficoltoso se non si conosce la storia, ma il film di dà gli elementi più importanti per capire partendo soprattutto da una domanda fondamentale:

Che potere può avere il gesto di un singolo sulla vita di un altro uomo?