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E’ morto lo stilista Elio Fiorucci

scritto da Francesca Parravicini

Un duro lutto ha colpito il mondo della moda italiana: lo stilista milanese Elio Fiorucci si è spento ieri, all’età di 80 anni.
Stando alle ricostruzioni dei carabinieri è stato stroncato da un improvviso malore, nonostante godesse di buona salute.
Fiorucci è stato in un certo senso un vero e proprio innovatore della moda e del costume.

Nell’Italia del secondo dopoguerra non esiste una moda giovanile: ragazzi e ragazze indossano gli abiti dei loro genitori e si aspettano di avere delle vite identiche a loro. In questo contesto il giovane Fiorucci, che lavora con il padre in un negozio di scarpe, cerca la sua identità stilistica in un ambiente totalmente “esotico” e lontano, quello di Londra: lo stile sgargiante di Carnaby Street e del celebre negozio Biba, le minigonne e la trasgressione sono fonti primarie di ispirazione per Elio, insieme al movimento artistico della pop-art.

Fiorucci trasferisce questo spirito di libertà nel grigiore italiano, pensando ad abiti per ragazze giovani: jeans stretch, tacchi a spillo, felpe a ogni ora, nude look, il tutto pubblicizzato dalle campagne pubblicitarie sopra le righe, realizzate da Oliviero Toscani.
Il primo negozio monomarca viene inaugurato nel 1967 a Milano, in Galleria Passerella: in quel periodo stanno iniziando a nascere i primi “negozi” di moda nel vero senso del termine (prima si indossavano più che altro abiti fatti su misura) e lo shop Fiorucci diventa un luogo di ritrovo per i giovani, che si possono immergere in uno spazio innovativo, dai colori e dalle atmosfere pop.

Negli anni successivi Fiorucci espande il suo mercato, arrivando a New York, dove apre un mitico negozio, che traspira pop-art da tutti i pori: vetrine allestite da Andy Wahrol, mostre di Keith Haring (fu proprio Elio il primo ad esporle) e l’art direction di Maripol, un’artista che ha poi influenzato Madonna.

Dopo questo boom Fiorucci cede il marchio alla società giapponese Edwin International e nel 2003 lancia l’ironico brand di abbigliamento e lifestyle Love Therapy, riconoscibile dalle campagne pubblicitarie con nanetti coloratissimi.

Ha collaborato con aziende come Disney, OVS, Citroën; da animalista e vegetariano convinto ha realizzato per WWF delle t-shirt contro l’utilizzo delle pellicce d’angora.

Con lui sparisce una delle figure più importanti (e forse ingiustamente ignorate) della moda italiana: il suo mondo di colori rimarrà sicuramente.