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Alessandro D’Avenia: “Bianca come il Latte, Rossa come il Sangue è per me la storia di un compimento”

scritto da Alice Ziveri

C’era anche Alessandro D’Avenia, autore e co-sceneggiatore di Bianca come il Latte, Rossa come il sangue, alla presentazione del fill al cinema Apollo di Milano (nelle sale dal 4 Aprile 2013)
Un professore appassionato che ha voluto coinvolgere in prima persone i suoi studenti mentre realizzava il suo romanzo, e che, come spiega, è stato per loro la prova vivente che ogni piccolo sogno, se nutrito giorno per giorno senza mai rinunciare, può trasformarsi in qualcosa di grande.

Com’è stato riprendere in mano la tua storia per scrivere la sceneggiatura?
Ero restio alla scrittura della sceneggiatura perchè avrei dovuto riaffrontare il tema della morte. E’ stato un lungo braccio di ferro fra me e lei: all’età del protagonista del libro ero scappato, ma lei si è ripresentata puntualmente, anni dopo, in una situazione vissuta in classe.  Lì sono stato costretto a farci i conti.
Dal punto di vista della scrittura, invece, è solo una goduria: vedere la propria storia arricchita dal talento di professionisti come Fabio Bonifacci e Giacomo Campiotti è un sogno. L’occhio delicato di Giacomo sui ragazzi è davvero la versione cinema di come io scrivo. Posso dire, alla fine, di avere visto sullo schermo una cosa che, per certi versi, mi piace di più di quello che avevo scritto.

Qual è la scena che è venuta proprio come te l’eri immaginata?
La scena in cui loro due si mettono a ballare: lei è molto stanca, perchè la malattia è già molto avanzata. Ma chiede a Leo di ballare. Il ballo, la vicinanza fisica fra uomo e donna, è un po’ come un simbolo dell’armonia dell’universo. Due energie che si uniscono e ricreano un’energia nuova da cui può venire la vita. Ma quello di Leo e Beatrice, in quel momento, è un ballo in cui Eros si sposa con Thanatos. Ecco, quella era un scena che avevo immaginato esattamente così… ma nel libro non c’era la colonna sonora dei Modà! L’aggiunta di quella canzone, e in particolare del verso “se si potesse non morire”, è quello che completa tutto. Chiunque in quella scena, credo, sente un colpo alla cosa che desidera di più. Un amore che sia per sempre, fedele, grande, importante… eppure c’è sempre qualcosa che lo impedisce.

Come hai coinvolto i tuoi alunni in questo tuo percorso?
Io ho vissuto tutta questa storia con i miei alunni.  Quest’anno porto alla maturità gli studenti che hanno letto il libro quando erano ancora soltanto i fogli della fotocopiatrice della scuola. Sono stati i primi a leggerlo e mi hanno dato degli punti per renderlo più realistico: il 4 saranno in sala insieme a me, e due mesi li interrogherò alla maturità. Quindi per me tutto il libro è la storia di un compimento, un sogno che nasce piccolo e a poco a poco, innaffiandolo e coltivandolo, diventa qualcosa di grandissimo. Proprio come i ragazzi che attraversano le scuole superiori… loro hanno avuto modo di vedere che quello che dicevo a loro che poteva succedere nelle loro vite, in contemporanea stava succedendo a me.

C’è stato qualche episodio divertente?
Volevo che conoscessero chi stava lavorando con me, anche per introdurli a professionisti di altri ambiti. Sono passati tutti in classe, e un giorno è venuto Luca Argentero: eravamo d’accordo, lui ha bussato, “Permesso!”. E’ entrato e chiaramente c’è stato un attimo di perplessità! Però poi è andata benissimo: le mie alunne sono state delicatissime, chiedevano il permesso di avvicinarsi, fare la foto, una dedica… il problema sono state le colleghe! Mi si sono lanciate sull’Argentero.

Quanto sei stato coinvolto nel casting?
L’unica voce in capitolo che ho avuto sul casting è stato per quanto riguarda Filippo Scicchitano. C’erano in ballo altri ragazzi ma io ho voluto assolutamente lui: è uno di quei ragazzi che incroci a scuola, che hanno un talento cristallino, un diamante nero che però va levigato. Io spero che lui prosegua per questa strada, ha tanto da dare. Luca è stata una mia proposta, è andata bene e sono contentissimo. Infine menzione speciale per Flavio Insinna, che ha reso il papà molto più simpatico e meno retorico di come l’avevo scritto io.

Progetti nel cassetto?
Ho scritto un libro, ma non so se lo pubblicherò, che è una raccolta delle lettere più belle che ho ricevuti dai lettori, soprattutto i più giovani. Una raccolta per temi, perchè ritengo che ci sia una serie di domande a cui una cultura intera non sta rispondendo, e io mi sono ritrovato subissato di lettere sulla morte, sul dolore, su Dio, sui sogni, sulla vocazione. Com’è possibile che tutto questo non sia all’ordine del giorno nella scuola italiana? Perchè il programma riguarda solo letteratura e matematica e non le loro vite?