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Lo chiamavano Jeeg Robot: 5 motivi per vedere il film di Gabriele Mainetti

scritto da admin

È il film che ha rilanciato – definitivamente – il cinema italiano. Stiamo parlando di Lo Chiamavano Jeeg Robot, opera prima di Gabriele Mainetti che, ieri sera ai David di Donatello, (qui tutti i vincitori) ha vinto ben 7 statuette.

Lo chiamavano Jeeg Robot David

Il film che tornerà nelle sale dal prossimo 21 Aprile, per celebrare il suo lungimirante successo, è sinonimo di una vera rinascita per il cinema del Bel Paese, simbolo che giovani registi sanno tessere racconti elettrizzanti, assolutamente coinvolgenti ed alla stregua del cinema europeo ed internazionale. Lo chiamavano Jeeg Robot vince poi una scommessa ancora più grande, essendo il primo cinecomics italiano, riesce a convincere tutti: sia lo spettatore in cerca di un prodotto impegnato ed inusuale che il ragazzo amante dei fumetti. Tutto merito di una sceneggiatura strutturata nei minimi dettagli, di un cast variegato ma competente, e di una regia dal sapore americano. Se tra i nostri lettori c’è chi ancora non ha apprezzato il film, ecco i 5 motivi essenziali per vedere Lo chiamavano Jeeg Robot.

#5 Anche Roma ha (finalmente) il suo primo super-eroe

La capitale che viene presentata come una metropoli in piena crisi e tampinata dalla criminalità, trova in Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) un eroe bizzarro ma con il cuore tenero. Con una forza sovrumana acquista dopo essere caduto nel Tevere, Enzo comincia un tortuoso cammino per accettare il suo destino da eroe. Ed appunto in un momento in cui la capitale stessa ha bisogno di un difensore,  l’arrivo di ‘Jeeg Robot’ è essenziale. Senza troppe forzature, il regista tratteggia tutti gli stati d’animo del protagonista, pennellando sia i pregi che i difetti

#4 Luca Marinelli è un villain d’eccezione

Ogni super-eroe ha la sua nemesi. Enzo lo trova nello Zingaro che incarna alla perfezione tutti i dettami di un cattivo malvagio e calcolatore. Grazie alla sagace interpretazione di Luca Marinelli, il suo personaggio assume spessore, non cade in assurdi clichè e quasi eguaglia la profondità di Claudio Santamaria. Da antologia è la scena in cui lo Zingaro canta con tanto di pettinatura androgina  ‘Un’emozione da poco’ di Anna Oxa.

#3 Il film ha ritmo incalzante

Non c’è un attimo di respiro in Lo Chiamavano Jeeg Robot. In più di due ore di girato, fra battute al fulmicotone, scazzottate e corse in auto, la pellicola punta il piede sull’acceleratore e non rallenta mai fino a quell’adrenalinico finale che lascia tutti con la bocca aperta.

#2 La storia è originale

Ciò che rende tale il film è proprio la storia in se. È perfetta, emozionante e soprattutto originale, una ventata di aria fresca in un panorama costellato di poche  novità degne di nota. Un vero caso mediatico.

#1 Alla sua prima prova da regista, Mainetti dirige un film che è già cult

Il giovane regista, da grande conoscitore dell’arte fumettistica anglo-americana, realizza una pellicola dal grande respiro che cambia radicalmente la struttura stessa del cinema italiano. Dire che è un vero cult è troppo esagerato?