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Intervista a Noel Gallagher: “la mia musica è gioiosa. Liam? Uno psicopatico!”

scritto da Alberto Muraro

Noel Gallagher pubblicherà il prossimo 24 novembre il suo nuovo disco Who built the moon? in collaborazione con la sua band, i fidati High flyng Birds. Il disco, prodotto da David Holmes, è stato anticipato lo scorso 9 ottobre dallo straordinario singolo di lancio Holy Mountain.

GingerGeneration.it ha avuto l’onore di partecipare alla conferenza stampa di presentazione del disco, tenutasi a Milano il 9 novembre. Noel Gallagher ha illuminato una giornata a dir poco uggiosa, nonostante il suo carattere burbero, con una serie di sparate sinceramente clamorose che hanno reso l’intervista, lasciatecelo dire, uno dei nostri più piacevoli incontri con un artista.

Giacca di pelle e immancabili occhiali scuri indosso, Noel Gallagher ha risposto alle domande dei giornalisti presenti (accompagnato dall’interprete Claudia Benetello) con un humor e una verve irresistibili. Ecco cosa ci ha raccontato!

Qual è stata la fonte di ispirazione per il disco Who Built the moon?

Senza ombra di dubbio il mio producer. Pensa che mi ha costretto a scrivere soltanto in sua presenza! David non voleva che quello che producevo suonasse troppo simile agli Oasis. All’inizio è stato frustrante ma poi ho capito e ho iniziato a divertirmi!

Come definiresti il sound di questo disco? Di che cosa parla?

Sicuramente è il mio album più rock’n’roll, anche se ci tengo a sottolineare che oggi come oggi le persone quando si parla di questo genere pensano soltanto alle giacche di pelle e alle sigarette. Il rock’n’roll è innanzitutto una questione di sensazioni e una libertà di espressione. La sensazione di poter fare tutto quello che ti passa per la testa.

Sapete, adesso in tanti dicono di fare rock ma che cosa fanno in realtà? Urlano e basta, I Foo Fighters, i Green Day, i Queens of the stone age non fanno altro che urlare. Ma cosa urlano a fare? Questi gruppi cantano delle news, dell’attualità. Ma le news sono noiose! Io invece con questo disco parlo di gioia e positività, è un disco che parla di pace.

Che cosa significa il titolo dell’album, Who Built the Moon?

Io sono profondamente contrario al complottismo dilagante, ma c’è una teoria complottista che trovo interessante da certi punti di vista, ed è quella legata alla storia della creazione della Luna. Secondo alcuni, la Luna non sarebbe un nostro satellite ma un corpo estraneo costruito ad hoc. Evidentemente chi ha formulato la teoria deve aver visto troppo spesso Guerre Stellari sotto l’effetto di droghe. Però ho pensato che sarebbe stato uno spunto davvero figo per il titolo di un disco.

Come ti senti come artista arrivato alla soglia dei cinquant’anni?

Mi sento più avventuroso. È stato proprio grazie ad Holmes che ho riscoperto uno spirito d’avventura nella musica che non pensavo di possedere. La vita è troppo breve per ripetersi. Cerco di trattare ogni mio disco e relativo tour come se fosse l’ultimo della mia carriera.

Si parla spessissimo di Liam Gallagher e del tuo rapporto con lui. Ti senti in competizione?

Quando esce il suo album? C’è qualcuno a cui interessa? A me no di certo, è un’altra cosa che trovo noiosa. Sapete, quel tizio ha bisogno di andare in cura, si inventa le cose, secondo me ha bisogno di uno psichiatra.

Lo scorso 4 giugno a Manchester si è svolto il One Love Manchester di Ariana Grande e a settembre hai avuto l’onore di riaprire la Manchester Arena. Che ricordi hai di questi due eventi?

Al primo a dire la verità non sono stato neanche invitato, è per questo che non ho partecipato. Per quanto riguarda il secondo, mi sono ritrovato a cantare Don’t look back in anger con un pubblico in delirio che intonava la canzone insieme a me. Credo che per un compositore non ci possa essere un momento più bello, è stato straniante ma incredibile. Quel concerto ha reso le vittime orgogliose.

 

 

Che cosa vi aspettate da Who built the moon? di Noel Gallagher?