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Maid – Netflix recensione: Il racconto (senza filtri) dell’America più povera

scritto da Elisa Baroni
maid

Tra i prodotti Netflix che apprezziamo di più ci sono senza dubbio le miniserie. Vi avevamo parlato per esempio di Unorthodox o Spinning Out. Oggi vogliamo raccontarvi con una breve recensione una delle uscite più recenti di questo genere ovvero Maid.

Maid appartiene al genere drammatico e i motivi risultano chiari fin dal primo episodio. Qui infatti conosciamo Alex la protagonista e la vediamo fuggire nel cuore della notte di  casa insieme alla sua bambina di circa tre anni: Maddie. La giovane mamma ha deciso di mettere fine alla situazione di violenza e abusi psicologici in cui il compagno, con il vizio dell’alcol, sta costringendo lei e la bimba. Capiamo subito che alle spalle ha avuto lei stessa un’infanzia difficile e non vuole che la figlia viva lo stesso dramma.

Alex (Margaret Qualley) appartiene alla fascia di popolazione americana più povera che spesso nelle serie e dei telefilm non siamo abituati a vedere se non sullo sfondo. La protagonista dimostra episodio dopo episodio grande coraggio, forza d’animo e volontà e il pubblico non può non entrare in empatia con la sua storia. Conosciamo le dinamiche non sempre giuste dei servizi sociali e delle cause di affidamento. In Maid non manca poi spazio per una denuncia sulla violenza domestica fisica e non e sull’emarginazione e la paura che il povero suscita nella società. 

Questa miniserie ci porta però anche riflettere su quanto i soldi non facciano davvero la felicità. Alex infatti attraverso il suo lavoro di domestica in case di super ricchi capirà non è tutto oro quel che luccica. In questo senso è emblematica la storia di Regina. Insomma, una buona recitazione, dialoghi incalzanti e personaggi ben scritti rendono i dieci episodi scorrevoli, poco banali e se pur molto cruda è una storia che sentiamo di consigliarvi. 

E voi, avete già guardato Maid su Netflix?