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Mama Marjas e Miss Mykela presentano We Ladies: l’intervista.

scritto da Alice Ziveri
Mama Marjas & Miss Mykela_@Cosimo Calabrese_1B

Dopo anni di amicizia e condivisione artistica, Mama Marjas, la regina italiana del raggae, e Miss Mykela, poliedrica cantante salentina, hanno deciso di fare un passo in più pubblicando un disco insieme: We Ladies (uscito il 4 Giugno e anticipato in radio dal singolo Ancora) è il frutto del viaggio che le due donne hanno compiuto nelle sonorità della musica reggae root, ed è prodotto da Francesco “Don Ciccio” Grassi per Love University Records in collaborazione con il produttore inglese Adrian Sherwood. Ha vinto il bando della Regione Principi Attivi 2010 – Giovani idee per una Puglia migliore ed è promosso con il sostegno da Puglia Sounds.
We Ladies è un album che, prendendo spunto anche dalla storia personale di due artiste reggae pugliesi che si fanno largo nel prepotente mondo della musica, racconta la donna sotto diversi punti di vista. Ad accompagnarlo c’è un DVD, We Ladies – Appunti di viaggio, un collage di spezzoni di vita vissuta della due cantanti durante la realizzazione dell’album.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Miss Mykela che, con grande simpatia e passione, ci ha raccontato di questo bellissimo progetto.

Com’è nata l’idea di questo disco insieme?
Non è un segreto che io e Maria siamo diventate subito molto amiche, sia nella vita che musicalmente. Ci conosciamo da circa sei anni e veniamo da background diversi: lei il reggae, io la jungle e il drum’n’bass, generi sicuramente diversi da quelli che mi ritrovo a fare ora con lei. Ma non è mai stato un problema, amo cimentarmi con la musica a 360 gradi. Iniziando a fare reggae sei anni fa, in Salento, e incontrando Maria, ho trovato una passione e ho trovato la mia migliore amica.. Ho iniziato a girare con lei per i suoi live, e abbiamo visto come riusciamo a completarci perfettamente dal punto di vista artistico, e come condividiamo principi e valori positivi che deve portare la musica. Questo disco è come un rafforzamento della nostra amicizia, fuori dal palco e sul palco.

Il disco parla anche della condizione della donna, spesso ancora difficile in molti contesti. Nel contempo, voi stesse incarnate una certa possibilità di “rivalsa”, portando avanti un genere che in Italia non è sicuramente mainstream, tanto meno se fatto da delle donne.
Sì, il reggae è un genere musicale particolare, considerato ancora un po’ “da nicchia” in Italia purtroppo. Noi stiamo lavorando perchè arrivi a più persone possibili, così come il nostro messaggio. Innanzi tutto ci vuole più spazio per le donne nella musica, in generale: capita spesso di trovare donne dalle voci bellissime che vengono relegate a fare i cori. Che comunque è un mestiere onorabilissimo e difficilissimo. Ma noi desidereremmo una maggiore considerazione della donna, nella musica e nella vita: non è giusto che ne venga spesso sfruttata soltanto l’immagine, e non ci sentiamo rappresentate dal tipo di donna-immagine che ci propina la TV. Ecco perchè all’interno del disco ci sono pezzi che parlano della condizione femminile. Senza cadere nel pesante: problemi e denunce sono portate avanti strizzando l’occhio, perchè alla fine la musica deve essere una cosa gradevole. Si parla della donna tradita, della donna che ama, delle donne nel mondo. Sappiamo tutti che, ancora oggi, ci sono culture e società nelle quali la donna è in enorme difficoltà a livello di inserimento e diritti. Quello che sosteniamo sempre io e Maria è proprio il fatto che la donna non deve avere più degli uomini o essere trattata come una principessa: deve avere gli stessi diritti e doveri dell’uomo, e non accettiamo che venga utilizzata per speculare sulla sua figura, per fare audience o lanciare messaggi che non ci piacciono.

Tu hai incontrato molte difficoltà per farti valere nell’ambiente musicale?
Sicuramente sì. Vengo dal Sud Italia, ed ho una storia molto simile a quella di Maria, che viene raccontata bene nel DVD. E’ la storia di due donne, appunti di viaggio degli ultimi due anni passati in tour per l’Italia. Dal Sud, posto lontano dai grandi centri di smistamento musicale come Roma o Milano, abbiamo faticato molto per venire fuori, per cercare di fare la musica che a noi piace e portarla in giro. Io credo di essere stata molto fortunata: la gavetta di 12 anni mi ha portato, con pazienza e costanza, alla crescita. Partendo dalla musica elettronica me ne sono sentita dire di tutti i colori: “tu fai musica dei drogati”, eccetera, e anche con il reggae… l’Italia ha bisogno di superare i limiti musicali oltre che a quelli sulle donne.
Nella musica, come nella vita, c’è una situazione un po’ sessista: quindi sia io che Maria abbiamo dovuto sudare per venire fuori e riuscire a confrontarsi con questi uomini, che già fra di loro fanno a spallate. La gavetta non è stata semplice e ancora non è finita: non si smette mai di imparare!

Sul disco mixate inglese, italiano e dialetto…
Dipende molto dal tipo di ispirazione che hai nei confronti della base sulla quale stai lavorando. A volte ti ispira italiano, a volte un raggamuffin in tarantino o leccese, a volte l’inglese. Dipende tutto dalle vibrazioni che ti trasmette la musica. C’è da dire che questo nostro progetto è sostenuto dalla Regione Puglia, che ci ha dato dei finanziamenti, quindi a maggior ragione ci fa piacere portare le nostre radici nella musica e farle conoscere. La Regione Puglia sta facendo tantissimo per sostenere i suoi artisti in Italia e nel mondo, ed è bello potere dare il nostro contributo.

Com’è stato il concertone del 1° Maggio?
Beh, sicuramente molto emozionante. Puoi avere anche suonato su tanti palchi ma quello del 1° Maggio, con tutta quella gente e tutta la possenza del palco stesso, è senza dubbio l’esperienza più forte che abbiamo avuto fino ad ora. La nostra etichetta di chiama Love University Records, e ci piace molto pensarci come una famiglia. Siamo tante persone, anche tante ragazze, e cerchiamo di dare il massimo, di collaborare l’una con l’altra per venire fuori con armonia, senza competizione, senza invidia, è bellissimo. Siamo davvero l’esempio vivente di come le donne, insieme, possono fare tanto. Il 1° Maggio eravamo tutte lì a sostenere Mama Marjas, che era l’artista convocata, ma noi da brava famiglia ci muoviamo sempre in massa! Di quel giorno mi ricordo il nostro abbraccio prima di salire sul palco: una prova della stima e dell’affetto che c’è fra noi.

In We Ladies c’è anche una canzone dedicata a questo bel rapporto fra di voi della Love University Records..
Ogni pezzo del disco vuole dire qualcosa, sia nel titolo che nel testo. Niente è messo a caso. Tutto è stato fatto con sentimento e con amore, per la musica e fra di noi. “L’università dell’amore” è il nome della nostra etichetta ma esprime benissimo quello che è il nostro pensiero: prediligiamo i messaggi positivi, non ci piace l’ostentazione, il materialismo, preferiamo pensare che la musica debba essere usata come un mezzo finissimo per portare avanti idee e messaggi positivi. Soprattutto quando sai che la tua utenza è composta soprattutto da ragazzini più piccoli, che hanno bisogno di messaggi positivi!

Programmi per l’estate?
Diversi. La prima di We Ladies sarà il 13 Luglio a Bari, al Festival L’Acqua in Testa, quella sarà la presentazione ufficiale. Da lì inizieremo a girarci l’Italia. Per alcune date ci affiancherà la Sista Women in Reggae Band, una band tutta composta da donne anglo-jamaicane di una certa esperienza! Lì saremo solo donne sul palco. Per il resto, invece, ci sarà la Michelangelo Buonarroti, la band ufficiale di Mama Marjas. Il disco fra l’altro è stato prodotto di Adrian Sherwood, una delle maggiori espressioni mondiali di musica dub al mondo; è lui che ci ha fornito questa basi, alcune delle quali molto vecchie, suonate da delle icone della musica raggae. Dub Sindicate, Crispy Horns, Skip Mc Donald’s… insomma, personaggi grossi, e siamo molto fiere di queste collaborazioni!

Photo Credit: Cosimo Calabrese