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Glassboy: avventura, crescita e amicizia – la recensione del film

scritto da Federica Marcucci
glassboy

Un ragazzino che non può mai uscire di casa, un gruppo di amici, una grande avventura: questo è Glassboy, film diretto da Samuele Rossi che cita e si ispira alle atmosfere di film spielberghiano come E.T. e I Goonies per rileggere il romanzo di Premio Andersen Il Bambino di Vetro di Fabrizio Silei. 

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Già vincitore del prestigioso premio Miglior Film Europeo per Ragazzi al PÖFF, Glassboy doveva uscire nei cinema ma invece arriverà on demand a partire dal 1 febbraio (Sky Primafila, Google Play, Infinity, Apple tv, Chili, Rakuten Tv, The Film Club e Io resto in Sala).

Guarda il trailer del film

Interpretato dal giovanissimo e talentoso Andrea Arru, affiancato da Loretta Goggi, Giorgia Wurth, Massimo De Lorenzo e Giorgio Colangeli, Glassboy racconta la storia di Pino: un ragazzino che, a causa di una malattia, non può mai uscire di casa. Protetto come un delicatissimo oggetto di vetro dalla sua famiglia, in particolare sua nonna, Pino ha tutto quello che un bambino potrebbe mai desiderare in casa. Tuttavia il suo sogno è quello di giocare insieme agli Snerd, il gruppo di ragazzi del paese di cui lui segue le scorribande affacciato alla finestre.

Ci vorrà tutto il suo coraggio per dimostrare alla sua famiglia, ma soprattutto a se stesso, che a volte avere coraggio significa rischiare e quindi vivere.

In un momento così particolare in cui siamo tutti un po’ dei “ragazzi di vetro”, Glassboy ci ricorda quanto sia importante non perdere il contatto con la realtà attraverso quel magnifico sentimento che si chiama amicizia. È proprio grazie all’amicizia infatti che i ragazzi e, dopo di loro, gli adulti si definiscono nel mondo e vengono definiti per quello che sono.

Essere parte di un gruppo ci aiuta a uscire dal nostro guscio, ci aiuta ad avere coraggio e a non avere paura. Perché il vero desiderio di libertà non può prescindere da una buona dose di audacia.