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Sanremo 2023: il testo del monologo di Paola Enogu sul razzismo

scritto da Giovanna Codella
paola enogu sanremo 2023

Paola Enogu ha appena realizzato sul palco dell’Ariston di Sanremo 2023 il suo monologo, in parte dedicato al tema, ancora attuale, del razzismo.

Un argomento che la riguarda non solo da vicino ma anche personalmente e che per questo la sportiva ha potuto raccontare con un particolare coinvolgimento.

Un tema davvero molto forte che già durante la conferenza stampa di stamattina ha suscitato una certa dose di polemiche.

Forti sono state infatti le parole di Paola che hanno fatto da premessa al suo discorso:

“Mi ha fatto piacere sapere che altre donne hanno passato quello che ho passato io (…) Non ho vissuto esperienze negative per quanto riguarda l’ambito sportivo”.

Il monologo di Paola Enogu a Sanremo 2023

Che emozione, spero di trasmettervi amore ed empatia, questa sera non sono qui a dare lezioni di vita. Alla mia età sono più le cose che posso imparare rispetto a quelle che posso insegnare. Cerco di ricavare ogni giorno un insegnamento e così è stato nelle ultime settimane di avvicinamento al Festival.

Spesso in passato sono stata definita ermetica così nel tempo mi sono impegnata a raccontarmi un po’ di più, arrivando a ridurre al minimo lo spazio d’interpretazione. Questo non ha evitato comunque che alcune frasi venissero strappate dal contesto, tagliate e incollate, fiondate sui giornali come titoli per far rumore.

Ho imparato che ogni pensiero, ogni volta che si trasforma in parola che viene condivisa con qualcuno non è più sotto il pieno controllo di chi l’ha pronunciata. Questo mi ha ricordato che dovremmo sempre risalire all’ordine, all’originale. Ed è quello che cercherò di fare io adesso.

Sono la prima di tre fratelli e devo tutto ai  miei genitori, sono loro che mi hanno permesso di vivere un’infanzia felice, che mi hanno sostenuta e mi hanno insegnato che se vuoi qualcosa devi guadagnartelo senza temere i sacrifici, mi hanno aiutato a trovare il mio percorso, anche se questo ha significato vedermi andare via a 13 anni […].

Da bambina ero fissata con i perché, ‘perché sono alta e perché mia mamma vive in Nigeria, perché mi chiedono se sono italiana?’, poi da grande i perché sono continuati, chiedendomi ‘perché mi sento diversa, perché vivo questa cosa come se fosse una colpa, perché ogni volta mi sono punita dando una versione sbagliata di me stessa?’ .

Col tempo ho capito che la mia diversità è la mia unicità e che alla domanda ‘Perché io sono io?’ c’è già la risposta ‘Perché io sono io!’.

Io sono quella che alla domanda sul razzismo risponde così. Prendete dei bicchieri di vari colori e metteteci dentro l’acqua, vedrete che la maggior parte delle persone  sceglierà quello trasparente solo perché ha il contenuto  più limpido, eppure se proverete a bere da uno di quei bicchieri colorati scoprirete che l’acqua ha sempre lo stesso gusto, fresco e vita, perché siamo tutti uguali oltre le apparenze.

E se questo non è ancora abbastanza noi in veneto diremmo ‘smettila!’. Sono quella a cui lo sport ha dato tanto ma sono anche quella che non crede che la sconfitta sia solo quando perdi una partita. Quando in campo commetto  errori, anche se vinciamo può succedere che io la viva come una sconfitta […].

Sono quella che viene anche criticata, le critiche non sono mai mancate e mai mancheranno, alcune sono costruttive, la maggior parte sono gratuite, altre sono dei macigni. Sta a noi dare il giusto peso.

Sono quella che come tutti ha dovuto affrontare dei momenti brutti ma non ha mai smesso di godersi quelli belli.

Sono stata accusata di vittimismo, di aver drammatizzato e di non avere rispetto per il mio Paese, solo per aver raccontato momenti brutti che ho vissuto, per aver mostrato le mie debolezze e le mie paure.

Amo l’Italia, vesto con orgoglio la maglia azzurra che per me è la più bella del mondo. Ho un profondo senso di responsabilità verso questo Paese in cui ripongo tutte le mie speranze di domani… Sono più le partite che ho perso rispetto a quelle che ho vinto eppure questo non fa di me una perdente.

Così come non è perdente chi a scuola prende il voto più basso, chi non riesce a realizzare al primo colpo il suo sogno. A Sanremo non è perdente nemmeno chi arriva alle ultime posizioni. Era il 1983 e Vasco Rossi arrivò penultimo, proprio su questo palco. Un altro non perdente che ci ha insegnato che dalle sconfitte  più dure possono nascere i successi più grandi, ognuno col suo viaggio ognuno diverso.

Chi è Paola, la co-conduttrice del festival

Paola Enogu è nata a Cittadella, in provincia di Padova, nel 1998 da genitori di nazionalità nigeriana. Nel 2014 ha ottenuto la cittadinanza italiana, dopo il rilascio del passaporto italiano al padre.

Ha incominciato a muovere i primi passi nella realtà pallavolistica locale per poi ottenere ingaggi nei Club e per la Nazionale, realizzando importanti riconoscimenti sia di squadra sia a livello individuale.

Nel 2021 è stata scelta come portabandiera della bandiera olimpica per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Tokyo, manifestazione durante la quale è arrivata ai quarti di finale.

Nello stesso anno ha ottenuto la medaglia d’oro al campionato europeo, risultando essere anche la miglior giocatrice. Dopo un triennio in Veneto, si è trasferita per giocare la stagione in corso in Turchia.

Fuori dal campo, nel 2020 ha doppiato la voce del personaggio Sognaluna, nel film d’animazione Soul, prodotto da Disney e Pixar. Nella stagione 2021-22 è stata una delle conduttrici de Le Iene.