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Ballo Ballo: la recensione del musical con le canzoni di Raffaella Carrà

scritto da Federica Marcucci

Colori, musica, danza: in Ballo Ballo gli ingredienti per fare un bel musical ci sono, peccato che il film si avvita un se stesso con il risultato di apparire come un “già visto” a tratti stucchevole.

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Diretto da Nacho Álvarez, il film nasce per celebrare la musica e lo spirito di Raffaella Carrà, vera e propria icona di stile e libertà in tutti i paesi di lingua spagnola. La scelta di costruire una storia calata nella realtà ma non realistica, a partire dalle scenografie pop, è coerente col musical stesso. Hollywood ha costruito la propria fama con questo genere che, volutamente esalta la finzione cinematografica discostandosi dalla realtà.

Il film arriverà su Amazon Prime Video a partire dal 25 gennaio.

ballo ballo

Di che cosa parla il film?

Ballo Ballo racconta la storia di Maria (Ingrid García-Jonsson) che dopo aver abbandonato il suo sposo (Giuseppe Maggio) all’altare a Roma torna a Madrid. Nella capitale spagnola viene ingaggiata nello show televisivo più noto del momento. Innamoratasi di Pablo (Fernando Guallar) figlio del censore, Maria dovrà decidere se vale la pena ballare in nome della libertà.

Ma che bella, ma che bella questa festa?!

Quello che succede in Ballo Ballo è cringe (per usare il tanto discusso neologismo dell’Accademia della Crusca). Cringe perché se inizialmente i film e suoi personaggi si pongono come delle macchiette in un contesto irreale, va a finire che si prendono troppo sul serio. In questo modo vanno a parlare di libertà d’espressione e censura – con tanto di scivolone poco coerente sulla tematica “molestie sul lavoro”.

Sì perché (spoiler) dopo esser stata umiliata su più fronti sul luogo di lavoro, anche per colpa dell’uomo che dice di amarla, Maria torna indietro, forte ormai di un poco credibile appoggio popolare e dell’emittente.

Costruito per intrattenere e non per andare a fondo, Ballo Ballo si affossa perché la sceneggiatura non regge per colpa di personaggi piatti e dialoghi che “oddio l’hanno detto davvero?!” tipo: “Sono astemio” “È una malattia pericolosa?”. Attenzione, non c’è nulla di male in tutto ciò, anzi! Il puro intrattenimento è fantastico, se fatto bene. Basti pensare a musical come Mamma mia! o Chicago.

In Ballo Ballo non funziona bene neanche quello che dovrebbe essere il motivo per vedere il film: le canzoni e le coreografie. Se inizialmente la scelta di omaggiare la Carrà può sembrare carina e capace appunto di intrattenere, va a finire che, anche per colpa di numeri musicali che sembrano coreografati all’ultimo momento, tutto si riduce a una manciata di canzoni cucite male con il resto della trama.

Sì perché il regista ha scelto di utilizzare le versioni spagnole delle hit di Raffaella nazionale. Il risultato? Il labiale è troppo spesso fuori sincrono e il senso delle canzoni non è aderente con quello che accade sullo schermo.

Insomma tutt’altro che un capolavoro, ma nonostante ciò Ballo Ballo tiene compagnia per due ore poco impegnative. Se però volete rivedere il vero spirito di Raffaella (che tra l’altro compare alla fine del film con brevissimo cameo) ripescate i video delle sue vecchie trasmissioni.