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Intervista con Stefano Vogna autore di Di cosa hai paura, stupido mortale?

scritto da Federica Marcucci
stefano Vogna

Fare una chiacchierata con uno scrittore esordiente svela sempre sorprese inaspettate. Un po’ come è successo durante la nostra chiacchierata con Stefano Vogna che da pochi mesi ha esordito con il suo primo romanzo: Di cosa hai paura, stupido mortale? edito da Scatole Parlanti.

Pubblicitario nella vita di tutti i giorni, Stefano ha sempre avuto la passione per la scrittura e, come molti di noi, il sogno di veder pubblicate le proprie storie. Un sogno concretizzatosi proprio con il suo primo romanzo, una storia di tutti i giorni che parla di quanta consapevolezza ci vuole per crescere.

Ecco la nostra intervista a Stefano Vogna

  1. Questo è il tuo esordio da scrittore: come è nata l’ispirazione per il romanzo?

In realtà io ho sempre avuto la passione di scrivere, quindi il desiderio di mettere nero su bianco quello che avevo dentro. Sono tanti anni che raccolgo pensieri che, successivamente, ho contestualizzato. Questa è un po’ la genesi del romanzo.

Poi la storia è nata appunto dalla volontà di creare, di raccontare, a cui si sono aggiunte delle vere e proprie ispirazioni che ho cercato qua e là.

Ci sono state, per esempio, due o tre situazioni che ho raccolto dalla mia esperienza personale o da quella di terzi che mixate insieme hanno dato origine al fil rouge di questa storia. Tutto si basa molto sul reale. Anche quando guardo un film mi piace approcciarmi di più a quelli che raccontano di vita vera.

  1. Il tuo protagonista fugge con l’obiettivo di ritrovare se stesso: pensi che sia più coraggioso partire oppure affrontare le difficoltà della vita a viso aperto?

In realtà Diego non fugge, ma affronta con coraggio la realtà. Per farlo deve però sganciarsi da quelli che sono tutti i preconcetti o la costruzione sociale che gli viene imposta.

In questo senso la sua è un po’ una storia di tutti i giorni quella di avere un percorso già prefigurato. Non seguirla non vuol dire scappare, ma significa imparare ad ascoltarsi e iniziare un percorso che non è quello della fuga ma della consapevolezza. 

Da qui se vuoi anche il titolo stesso del romanzo: Di cosa hai paura, stupido mortale? Non bisogna avere paura di fare questa cosa, anzi bisogna essere estremamente consapevoli.

  1. Diego sceglie Berlino di riflesso, dopo il suggerimento di Catrina: c’è un motivo per cui hai scelto di ambientare il tuo romanzo in questa città?

Berlino è una città che porto un po’ nel sangue perché ho anche origini berlinesi da parte di mio nonno. Con la mia storia volevo che queste origini prendessero una loro forma e concretezza. Oltretutto la storia è ambientata parzialmente a Padova e io sono anche un po’ padovano.

Secondo me poi Berlino è una città estremamente affascinante, ci sono stato più volte anche se non ci ho vissuto. È un luogo che mi ha sempre trasmesso qualcosa e si è così prestata al mio racconto, anche perché io stesso ho voluto inserirla: un po’ perché mi ha permesso di stabilire appunto un legame con la figura di mio nonno, a cui sono molto legato, un po’ perché è un luogo molto all’avanguardia in cui mi sono rivisto io stesso.

Poi chiaramente a Berlino si percepisce tantissimo l’idea dell’arte. Mi ricordo che proprio lì conobbi una persona che mi disse “Io qui faccio arte”. Lì si respira anche questo.

  1. Nel tuo libro citi tanta musica, tra cd e vinili: c’è un genere a cui sei particolarmente affezionato oppure sei “onnivoro” come Diego?

Io sono più affezionato al punk e alla musica ska. Poi nel corso del tempo sono diventato onnivoro perché mi piace la musica. Successivamente ho apprezzato tutte le sfumature del rock, del jazz o della musica classica.

  1. Quale pensi che sia il compito di uno scrittore al giorno d’oggi?

Io credo che in primis l’obiettivo di uno scrittore sia quello di tirar fuori, di raccontare la verità. Se non nelle parole, almeno nel loro significato reale. Raccontare la realtà credo sia proprio una prerogativa fondamentale di chi vuole approcciarsi alla scrittura.

Poi non ho chiaro quale potrebbe essere per me un obiettivo concreto. Ci sono scrittori che scrivono per esempio saggi impegnati, che sono interessanti per dare punti di vista nuovi su certi argomenti, ma resta quello che ti ho detto: captare la realtà e renderla in modo oggettivo, poco mediata. Come invece accade con i media moderni.

Siete curiosi di leggere il romanzo d’esordio di Stefano Vogna?