GingerGeneration.it

Legge contro il cyberbullismo: perché non è passata?

scritto da Claudia Lisa Moeller

In Parlamento nei giorni scorsi si discuteva il testo di legge contro il cyberbullismo. Dopo i tristi fatti recenti da Tiziana Cantone alla giovanissima Carolina si è deciso di accelerare l’approvazione di un testo di legge contro questi nuovi fenomeni di violenza tramite il web. Tanto più che il papà di Carolina aveva sottoscritto un appello per cambiare le cose. Nessuna ragazza o nessun ragazzo si augurava dovrà essere isolato come lo fu sua figlia. Con questa legge si vorrebbero fornire dei mezzi in più per chi è giovane ed indifeso davanti alle aggressioni digitali.

 

Cosa prevederà il testo di legge? Il primo testo di legge contro il cyberbullismo era inteso solo per i minorenni. Doveva essere una legge per tutelare i più piccoli, spesso vittime dei loro stessi coetanei nati e cresciuti col web.

Nel passaggio alle commissioni di Giustizia e Affari sociali sono state però fatte delle aggiunte. Il testo è stato allargato anche alle vittime maggiorenni. Questo causa un problema, giacché reprimerebbe la forza critica del web. Nessuno vuole così giustificare quanto successo a Tiziana Cantone, ma l’attuale definizione è troppo ampia. Si rischia così che le critiche sferzanti del web siano censurate in sedi legali.

Cosa sarà definito così bullismo o cyberbullismo? Qui c’è una delle più grandi differenze tra la prima versione e la seconda.

Ai fini della presente legge, per «cyberbullismo» si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line

Ai fini della presente legge, con il termine «bullismo» si intendono l’aggressione o la molestia reiterate, da parte di una singola persona o di un gruppo di persone, a danno di una o più vittime, anche al fine di provocare in esse sentimenti di ansia, di timore, di isolamento o di emarginazione, attraverso atti o comportamenti vessatori, pressioni e violenze fisiche o psicologiche, istigazione al suicidio o all’autolesionismo, minacce o ricatti, furti o danneggiamenti, offese o derisioni, anche aventi per oggetto la razza, la lingua, la religione, l’orientamento sessuale, l’opinione politica, l’aspetto fisico o le condizioni personali e sociali della vittima.

Sarà poi il garante della privacy a giudicare cosa può essere considerato bullismo o cyberbullismo. Questo è uno dei punti più discussi sulla legge. Come farà realisticamente un garante della privacy a controllare? La seconda definizione è talmente ampia che rischia di punire anche la libertà d’espressione. Non è semplice la questione.

Inoltre nella seconda versione è stato aggiunto:

Ogni istituto scolastico, nell’ambito della propria autonomia, individua fra i docenti un referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto del bullismo e del cyberbullismo anche avvalendosi della collaborazione della polizia postale nonché delle associazioni e dei centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio.

A scuola, se passerà la seconda versione, ci sarà un professore che dovrà essere responsabile per il cyberbullismo. Questi dovrà controllare cosa succede nelle classi.

L’aumento della maggiore età, come è stato fatto notare nel dibattito, è anche stata allargata perché gli studenti degli istituti superiori all’ultimo anno hanno trai 18-19 anni.

Tra le pene si prevede fino a 6 anni di carcere per chi diffonde video o foto, testi ottenuti tramite il raggiro. Inoltre è prevista anche la confisca del cellulare e del PC per chi venisse trovato colpevole di tali crimini.

Nel dibattito è spesso stata citata la legge americana che è varia e diversa a seconda dello stato. Qui vi riportiamo una tabella per farvi un’idea circa la legislazione statunitense.

Il vero problema non è tanto, a mio vedere, se i maggiorenni saranno inclusi o meno nella legge, ma nella definizione. La definizione è talmente ampia da rendere quasi ogni frase punibile. Inoltre personalmente incentiverei di più momenti anche a scuola per parlare di questi fenomeni del web. Anche se non bisogna sobbarcare le scuole di ogni compito possibile ed immaginabile. Tanto più che è stato fatto notare: sono stati stanziati troppi pochi soldi per aiutare le scuole. Quindi una vera campagna educativa sull’uso di Internet sembra molto improbabile. A volte, mi sembra di constatare, alcuni non si rendono conto delle potenzialità della rete: eterna ed illimitata.

La votazione di settimana scorsa è stata riaggiornata ad oggi, 20 settembre. Vedremo cosa passerà…

E tu cosa ne pensi di questa legge contro il cyberbullismo?