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Il traduttore, scopi e ruoli

scritto da admin

Cosa deve fare esattamente il traduttore? Sicuramente, ed aggiungerei in maniera ovvia, lo scopo primario è quello di prendere un testo, analizzarlo, e portarlo dalla sua lingua d’origine alla lingua di destinazione nel modo che risulti il meno inalterato possibile, ricorrendo di volta in volta a necessari processi di adattamento.

C’è una corrente di pensiero molto diffusa all’interno della linguistica generale che sostiene il principio dell’intraducibilità delle lingue, l’impossibilità di trovare una qualsiasi corrispondenza di testi o parole tra una lingua ed un’altra. È difficile riuscire a lasciare intatti sia lo stile che il senso esatto della scrittura di riferimento; ci sono molte variabili (talvolta impercettibili, ma solo superficialmente) di suono, ritmo, registro e metrica della lingua. Però non è un compito impossibile. Sta all’agilità del traduttore operare le giuste scelte e i cambiamenti necessari da apportare ogni volta in funzione della natura e degli scopi dei vari testi e della loro traduzione. Ambiti differenti richiedono approcci differenti: se ci si trova di fronte ad un testo di tipo epico/narrativo, sarà possibile prendersi una qualche licenza dal punto di vista dell’esatto significato pur di mantenere intatti il ritmo e lo stile della narrazione, mentre in caso di testi tecnici e professionali, il nostro malcapitato traduttore di un’agenzia traduzioni legali dovrà mantenere la maggiore aderenza possibile al significato originale del testo. Ci sono poi altri esempi particolari. Prendiamo ad esempio i giochi di parole che contengono rime o allitterazioni che sono proprie della lingua originale ma non di quella di destinazione; oppure ancora i proverbi e altri modi di dire di cui le nostre lingue sono piene, che non hanno equivalenti stranieri. In questi casi una buona agenzia di traduzioni dovrà rifarsi alla competenza dei propri esperti nel ricorrere a particolari note esplicative o perifrasi.

In conclusione, anche il lavoro di traduzione non può non risentire della componente etica. Negli ultimi decenni è in voga la prassi di operare un passaggio in più rispetto al dovuto, teoricamente per semplificare il procedimento. Parliamo di quelle che vengono definite le “traduzioni di traduzioni”, meccanismo tramite il quale il traduttore traduce il testo originario in una delle lingue più diffuse (genericamente l’inglese) per poi tradurre quest’ultimo testo nella lingua di destinazione. Va da sé che in questo modo va ad esaurirsi tutto quel discorso incentrato sulla qualità della traduzione, attenta il più possibile a trasportare metriche e ritmi, quei fattori che fanno la differenza anche nel campo delle traduzioni.