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Sanremo 2018: valutazione e commento finale di tutto il Festival.

scritto da Claudia Lisa Moeller

Cosa resterà di questo Festival di Sanremo 2018? Cosa ci hanno lasciato queste cinque giornate sanremesi? A parte le canzoni in gara, cosa ricorderemo di questo Festival canoro?

Gli ascolti sono stati sorprendentemente alti. Personalmente ero convinta che dopo anni di ripresa del Festival ora sarebbe iniziata la parabola discendente, invece no. Claudio Baglioni & co sono responsabili (per il momento) del Festival più popolare degli ultimi anni. La formula di musica (specie quella di Baglioni) protagonista assoluta della Festival ha funzionato. Anche l’eliminazione della classifica e la possibilità per i cantanti di esibirsi quasi tutti i giorni ha permesso che molti da casa si affezionassero ad alcuni brani non sempre piacevoli al primo ascolto.

Questo doveva essere il Festival del ’68, moderno e hippie o anche solo un pochino rivoluzionario. Invece nulla. È stato semmai il festival di Sanremo 2018 quello dei belli: dal direttore artistico a Hunziker a Favino. Tutti carini, tutti puliti, tutti vestiti in rassicuranti completi di Armani e tutti ligi alla scaletta. Anche se non sono mancati i momenti improvvisati: il vero dramma del Festival. Cosa fare quando bisogna riempire un minuto senza gli autori?

Battute! Baglioni sfida Vessicchio e gli spezza la sua bacchetta da direttore d’orchestra o viene citato Mussolini a sproposito. O ancora Hunziker si improvvisa hostess di volo o saluta la mamma e i parenti.

In più anche mia madre dice che è stato un bel Festival. Non l’ha visto, ma è stato bello.

Questo è stato un Festival costruito su una aurea mediocritas: nulla di eccessivo e nulla di eclatante. Se l’anno scorso molti si risentivano di Greta Menchi rea di aver soffiato un posto in giuria, quest’anno la giuria di qualità era variegata ma nessuna ha avuto da ridire. Da Milly Carlucci a Franco Allevi. Perfino i bouquet erano contenuti. Le canzoni non erano aggressive e qualcuna piacevole da ascoltare quando fate la spesa.

Sarà il Festival del 6, della sufficienza. Senza eccezionalità, senza momenti di titanismo, senza eccessi, senza tragedie, senza polemiche, senza vestiti eccessivi o farfalline (ci siamo accontentati del papillon di Baglioni). È stato un Sanremo 2018 che ci pone una domanda: quanto bisogno ha l’Italia di rassicurazione?

Sembra un Festival alla Gentiloni: non appassionerà, ma domani se si candidasse come Premier vincerebbe a mani basse. Come questo Sanremo 2018 popolare pur senza grandi sorprese. 

E tu cosa ne pensi di questo Sanremo 2018 in generale?