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Sarahah: la app raccoglie di nascosto i dati degli utenti

scritto da Federica Marcucci

Se non l’avete scaricata avrete sicuramente sentito sicuramente parlare di Sarahah, la app grazie a cui è possibile mandare messaggi in forma completamente anonima. Un successo che si fonda sulla capacità di appagare di certe forme di curiosità spesso malsane.

Tuttavia, secondo una recente indagine riportata anche da La Stampa, l’utilizzo della app metterebbe a rischio la privacy di ogni utente in quanto Sarahah, una volta installata, si approprierebbe di tutte le informazioni contenute nella rubrica caricandole su altro server esterno.

A scoprire cosa si cela dietro gli algoritmi della app è stato Zachary Julian, un esperto di sicurezza informatica, che è stato in grado di monitorare le attività di Sarahah sul proprio smartphone Android grazie a un software, BURP Suite, con cui si registrano tutti gli scambi di dati in entrata e in uscita. Il comportamento della app è stato smascherato anche su dispositivi iOS grazie a un procedimento analogo.

La app sarebbe “colpevole”, nella stra maggioranza dei casi, di non chiedere il consenso per il trattamento dei dati e di ripetere il processo di download esterno dei dati del telefono regolarmente senza alcun tipo di consenso. A quanto pare il rischio non ci sarebbe per tutti coloro che abbiano utilizzato Sarahah via browser.

Viste le impressionanti cifre di download della app, si parla di più di 10 milioni, e il fatto che non sia chiaro il motivo della raccolta dei dati la questione si fa spinosa e a tratti inquietante. Sappiamo bene infatti quanto il furto dei dati personali oggi sia uno degli obiettivi preferiti dagli hacker, i quali spesso rivendono il tutto generando un traffico di denaro di proporzioni immani.

Insomma, anche se le intenzioni della app sono più che buone questa mancanza di trasparenza non è certo un buon biglietto da visita per quanto riguarda l’affidabilità. Il suo sviluppatore, Zain al-Abidin Tawfiq, non ha ancora preso posizione su tutta la vicenda ma speriamo che questa indagine possa far riflettere gli utenti sul fatto che, spesso e volentieri, non vale la pena mettere a rischio la propria sicurezza per ricevere false parole da sconosciuti.

Che cosa ne pensate della questione Sarahah?