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Pechino Express 6: resoconto e recensione della prima puntata

scritto da Claudia Lisa Moeller

Oggi è la settimana della ripresa televisiva. Pechino Express è partito mercoledì sera, in prima serata su RAI 2. Il noto gameshow quest’anno ha una novità. Il reality game non si svolge più in paesi del terzo mondo o con un’economia svantaggiata rispetto ai paesi occidentali. Quest’anno il gioco ha una parte ambientata nelle Filippine e una seconda parte in Giappone.

L’unica minima novità di Pechino Express nel cast è l’elemento dell’Europa. Una coppia è dalla Germania, una dalla Spagna e una dalla Francia. Per il resto rimane la stessa composizione. La coppia del web (Amici), i parenti di (Figlia e Matrigna), i nobili (Egger), le due signore (Caporali). Un po’ poco vip questo cast. Magari avessero fatto una coppia Laura Morante e qualcuno come Nanni Moretti, visto che la figlia dell’attrice quest’anno è parte del cast. Almeno un paio di nomi famosi avrebbero giovato a questo gruppo di viaggiatori. Apprezziamo Antonella Elia al suo terzo reality.


Pechino Express inoltre ci conferma il fallimento delle scuole italiane in materia della lingua inglese. Spesso i concorrenti mostrano una lingua incerta, vaga e sotto il livello minimo del “The cat is on the table”. Il colmo che alcuni concorrenti non parlano nemmeno così male inglese. Tanto più che è oltremodo ignorante non sapere che l’inglese è una lingua ufficiale nelle Filippine, quindi la popolazione ufficialmente parla e comprende benissimo quella lingua. Meno male che nel programma viene fatto notare la cosa ai concorrenti.

Sempre mi rimane difficile la digestione del programma che sfrutta un principio sacro come l’ospitalità dello straniero per ludibrio. Della serie oggi Nausicaa non troverebbe più un desnudo Odisseo smarrito e affamato, ma una sotto starlette televisiva o del web in cerca di fama su una rete misconosciuta accompagnata da qualche cameraman (unici per i quali nutro simpatia in questo gioco). Che poi qualcuno mi spiegherà il fascino di un gameshow basato su una gara fatta con una produzione televisiva dietro. Molto spontaneo. Molto realistico.

Palesemente i concorrenti lasciati senza giaciglio per la notte trovano (casualmente) sempre un riparo. Tra l’altro in case particolari come una fatta solo di bottiglie riciclate e pensate contro i terremoti. Gli Egger, tra l’altro, erano rimasti indietro e casualmente hanno rimediato un passaggio che li avrebbe portati alla destinazione finale.

Rimane una costante la spocchia di alcuni concorrenti che liquidano la lingua e cultura altrui con “quella roba lì”. A riprova che questo gameshow non sprona alla conoscenza di nuovi mondi e soprattuto all’accoglienza che oggi più che mai servirebbe.

Costantino della Gherardesca rimane sprecato. La sua ironia tagliente è limitata a brevi commenti ed è il conduttore in disparte di una gara di finti poveri che prendono in giro paesi e culture diverse. I suoi momenti di breve spiegazioni degne di un documentario sono tutti pensati per essere un’ironica spiegazione del paese ospitante.

Voto al programma? 6: unico motivo per salvare il programma è un elemento. In questa prima puntata i concorrenti più giovani si sono rivelati delle frane in tutto. Gli snowflakes sono sempre pessimi, un sotteso generazionale interessante visto che il programma è molto popolare trai giovani. Trovo curioso che il programma derida il suo pubblico di riferimento. Per la spocchia interna del programma premio con la sufficienza.

E tu cosa ne pensi di Pechino Express verso il Sol Levante?