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Master in Comunicazione Musicale: intervista al coordinatore Gianni Sibilla

scritto da Alice Ziveri

Sognate di lavorare nel mondo della musica? Forse non lo sapevate, ma c’è un master universitario (post-laurea) che può aiutarvi a capire meglio questo ambiente e inserirvisi con le giuste conoscenze.
Il Master in Comunicazione Musicale dell’Università Cattolica di Milano è ormai alla sua undicesima edizione, e se questa è la strada che volete prendere c’è ancora in tempo per presentare la vostra domanda fino al 14 Ottobre (le selezione avverrano Lezioni e incontri con gli operatori del settore, laboratori sulle professioni della musica, lezioni su discografia, media, musica live, marketing, fino alle nuove frontiere della distribuzione digitale e del mobile. In cattedra anche personaggi come Omar Pedrini e Cristiano Godano dei Marlene Kuntz.

Abbiamo fatto qualche domanda sul master e sul mondo a cui è relativo a Gianni Sibilla, coordinatore e professore del corso.

Com’è nata l’idea di questo master in comunicazione musicale, e quali obiettivi si prefigge?
E’ nato da una doppia scommessa: quella di portare la musica pop in università, e la formazione universitaria nel mondo della musica. Due mondi che comunicavano poco…

Quali sono la caratteristiche indispensabili per poter lavorare in questo ambiente?

Tanta passione per la musica, ovviamente. Ma anche un po’ di sano disincanto. E ovviamente un po’ conoscenza dei meccanismi che lo regolano: la passione è innata,  a fornire il resto ci pensa il nostro Master.

E’ un mondo lavorativo aperto ai giovani?
E’ tradizionalmente chiuso all’esterno, e fare un master – oltre che a livello formativo – serve anche ad avere i contatti giusti, attraverso lo stage e le persone che si incontrano a lezione. Ma è un mondo in trasformazione, in cui stanno avvenendo molte mutazioni, tra cui anche un ricambio generazionale delle persone che ci lavorano.

Quali sono le possibili carriere nel mondo della musica, stando “dietro le quinte”?
Ce ne sono tante…. Noi ci occupiamo delle professioni legate alla comunicazione del prodotto musicale: uffici stampa, discografia, concerti e media musicali, che poi sono anche le migliori per iniziare una carriera nel settore

I talent show sono il fenomeno degli ultimi anni: è un modo per fabbricare proficui successi “usa e getta” o c’è davvero una volontà di scovare talenti per investire sul loro futuro?
I talent show non fanno nulla di diverso da quello che ha sempre fatto il Festival di Sanremo in Italia o altri eventi simili nel mondo: dare grande visibilità mediatica, anche a giovani artisti. Poi non tutti ce la fanno, in entrambi i casi. Certo i Talent Show, in alcuni casi, accorciano troppo il periodo di gavetta che serve agli artisti ad farsi esperienza e le spalle larghe per sopravvivere alle inevitabili difficoltà. E in certi casi, viste le cose che ogni tanto si sentono in giro, è meglio comunque che cambino mestiere…

Il web, con piattaforme come MySpace, YouTube eccetera, fa sì che in qualche modo tutti abbiano una vetrina, ma al tempo stesso rende ancora più difficile individuare i veri talenti… cosa pensa a riguardo?
Penso che il web sia un’altra opportunità, che fa sfruttata in modi molto diversi dal passato. Ha sostituito altri canali e, certo, è più frammentata, ma è anche più democratica. Ma ci vorrà sempre qualcuno che aiuti a comunicare la musica, anche in queste situazioni: i social network permettono il fai-da-te, ma saper comunicare la musica non è una cosa semplice. Per questo abbiamo messo in piedi questo Master

Hanno ancora senso i canali musicali come MTV?

Hanno un senso diverso da una volta, quando erano il canale principale di conoscenza della musica. MTV si è molto diversificata: è una televisione generalista per giovani, che trasmette meno musica o comunque su spazi diversi, sul satellite o sul web.

Anche per gli artisti affermati, Internet offre nuove possibilità e nuovi spazi, ma è anche il mezzo attraverso cui la musica si scarica illegalmente: qual è l’atteggiamento degli artisti nei confronti della rete?

Domanda da un milione di dollari: vedo molti artisti che usano internet in maniera innovativa, per dialogare con il proprio pubblico direttamente, su Twitter o su Facebook. E vedo artisti che continuano a pensare che Internet sia una vetrina unidirezionale come i vecchi media, cosa che ovviamente non è…

Ha ancora senso combattere la pirateria?

Ha senso soprattutto educare più che reprimere. Un’industria che pensa di risolvere un problema facendo causa al proprio pubblico di consumatori sta cercando di tutelare il proprio business, ma sta anche facendo un autogol clamoroso.

Quanto è importante l’industria del live?
E’ importante, da sempre, e non da quando il CD è in crisi. E’ importante in termini economici e in termini artistici: se un artista non sa tenere il palco, non andrà molto lontano. Ma questo non sminuisce il valore della musica registrata, che è sempre la base di ciò che ci fa consocere un artista in ogni momento…